Il Pedale Riminese festeggia quest’oggi i propri 70 anni di storia. Una storia fatta di storia, tradizione e valori rimasti immutati nel tempo, una di quelle che attraversano le epoche guardando al futuro con fiducia e ambizione.
Nel 1945, in una città di mare che si sarebbe reinventata nel giro di pochi anni divenendo punto di riferimento per il turismo nazionale ed internazionale, un gruppo di irriducibili appassionati della bicicletta si è trovato nella fiaschetteria Somigli in Via Mentana e ha fondato una società ciclistica. Si chiamavano Giordano e Libero Battistini, Dante Carlini, Otello Croci, Alfredo Masinelli, Giordano Pecci, Giuseppe Rodriguez, Alberto e Carlo Somigli.
I bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno lasciato macerie ai lati delle strade, al posto delle case e nelle vite di ogni persona che deve fare i conti con gli sforzi della ricostruzione e della riaffermazione sociale; e nove giovani uomini pensano di ripartire dal ciclismo. Organizzano gare, pedalano in compagnia con l’obiettivo di offrire un’organizzazione a tutti coloro che possiedono una bicicletta e amano sentirsi liberi in sua compagnia.
Le prime righe dello statuto sociale recitano: “La società Polisportiva Pedale Riminese è stata fondata con lo scopo di promuovere l’avvicinamento e la pratica del ciclismo tra i giovani del territorio riminese.”
I primi dirigenti e chi li ha sostituiti nel tempo, non hanno mai dimenticato questo motto e infatti tra le fila del Pedale Riminese sono transitati migliaia e migliaia di adulti e bambini: chi per un mese, chi per una stagione, chi per i migliori anni della propria vita. Alcuni hanno lasciato un buon ricordo fatto di successi; altri, ugualmente importanti, hanno regalato impegno ed educazione. Qualcuno si è fatto presto dimenticare per non aver mai capito il valore della lealtà e del far parte di un gruppo.
Sono passati 70 anni da quel 5 novembre del 1945 e il bianco/rosso del Pedale Riminese ha continuato a splendere ininterrottamente anche se con alterne fortune. Ci sono stati gli anni 50 dei professionisti Angiolino Piscaglia (ritornato poi tra le fila del Pedale come Direttore Sportivo) e Sante Lombardi (pistard forlivese emigrato a Rimini in tempi in cui qui si trovava l’unico velodromo romagnolo). Sono passati gli anni 60 in cui al fianco dell’attività agonistica trovava uno spazio da protagonista il settore amatoriale.
Gli anni 70 hanno esaltato i tifosi locali con i trionfi di Glauco Santoni e Alfio Vandi entrambi passati al professionismo rispettivamente nel 1975 e 1976 Trionfi che non hanno smesso di arrivare negli anni 80 grazie allo squadrone dilettantistico della Stella Artois in cui hanno transitato i plurivittoriosi su strada e pista Stefano Arlotti, Davide Carli, Andrea Collinelli, Giampaolo Grisandi, Andrea Moretti, Francesco Pajalunga e Roberto Vitri. Gli anni 90 si sono più volte tinti di tricolore e azzurro ad opera degli juniores Stefano Brunelli, Christian Pepoli (professionista 2000/2003), Maurizio Semprini, Mattia e Samuele Vecchi (professionista nel 2002). Gli anni 2000 hanno regalato le vittorie di spicco delle squadre allievi e juniores, ma soprattutto la pista ciclopodistica intestata al presidentissimo Alfredo Masinelli in cui si è iniziato a “lavorare” in sicurezza alla crescita dei Giovanissimi.
In tutti questi anni e decenni non sono mancate le affermazioni organizzative: i campionati regionali, italiani, mondiali militari e l’internazionale per dilettanti “Coppa della Pace – Trofeo F.lli Anelli” indiscusso trampolino di lancio per chi vuole ancora oggi assaporare il mondo del professionismo. E così, velocemente e tralasciando sicuramente qualcosa, si arriva all’oggi dove la carenza di sostenitori economici ha costretto anche questa squadra a ridimensionare l’attività limitandola alle categorie Giovanissimi ed Esordienti. Ma è un oggi che paradossalmente ci vede ancora più indomiti ed entusiasti, felici di riuscire a fare tanto con la sola forza dell’amicizia e della passione.
Il Pedale Riminese non si ferma, insiste grazie alle persone semplici che credono nei valori dello sport e dell’aggregazione, nella fatica e nelle risate, nel verde dell’erba, nel blu del cielo e nel grigio dell’asfalto, anche quando brucia. Senza sentirsi essenziali, ma un po’ eroi silenziosi di un mondo che se pedalasse di più sarebbe migliore.