“Quando un ragazzino, come ero io, sale in bicicletta a 10 anni, non sente la fatica e non pensa a tutti i pericoli che potrebbe incontrare. Ma quando esce da una grave malattia, dopo più di un anno di riposo forzato, ogni pedalata pesa come un macigno però diventa necessaria come una boccata d’ossigeno”. Le parole sono di Stefano Trolese, padovano di Carmignano di Brenta, che tra qualche giorno compirà 19 anni e si appresta ad affrontare con la maglia della Marchiol la sua prima vera stagione tra gli under 23.
LA MALATTIA – Cinque anni fa era uno dei tanti esordienti della Guadense Rotogal quando fu costretto a scendere di bicicletta. “L’anno prima ero sempre tra i primi, avevo vinto qualche gara ma nel 2010, all’improvviso, non andavo più avanti. Ero sempre stanco e alla sera avevo un po’ di febbre. I medici non sapevano darmi una spiegazione fino a quando, grazie all’interessamento del dottor Edoardo Vanzetto mi venne riscontrata la presenza di un linfoma di Hodgkin”. Una massa tumorale al mediastino, il muscolo posizionato al centro del torace, di 10 centimetri di diametro: questo il verdetto emesso dagli specialisti dell’ospedale di Vicenza che inviarono Stefano, allora appena tredicenne, alla Clinica Oncoematologica pediatrica “Città della Speranza” di Padova.
Un linfoma impossibile da operare chirurgicamente a causa della sua vicinanza al cuore e ai polmoni: “Per questo sono stato sottoposto ad un intervento esplorativo di cinque ore e poi ho affrontato sei mesi di chemioterapia e altre sei sedute radioterapiche. Ci è voluto un anno ma alla fine ce l’ho fatta”. Dopo un mese di chemioterapia, infatti, la massa tumorale si era già ridotta dell’80% e dopo un anno era stata del tutto debellata. “In quei mesi però, ho perso tutti i capelli e avevo il viso gonfio. All’inizio per me è stato un incubo ma con il passare delle settimane il mio pensiero fisso era quello di tornare a correre e mi sono messo tutto alle spalle”.
IL RITORNO – Tornare a correre. Questa la sfida affrontata con ancora più coraggio da Stefano: “I medici inizialmente non mi avevano assicurato che avrei potuto tornare ma Angelo e Michela Gallio mi sono sempre stati vicini. Andavo alle corse a vedere i miei compagni e anche quando ero a casa mi riempivano di attenzioni. Mi hanno portato a casa la bicicletta e sono tornato a pedalare. Da allievo primo anno sono riuscito a finire solo l’ultima gara della stagione. Per me, quel giorno, vedere il traguardo è stata la mia prima grande vittoria” racconta Stefano che nel 2012 è stato insignito anche del “Premio Angelo Gabrielli” dal Panathlon Club di Cittadella.
Una lunga scia velenosa quella che le chemioterapie lasciano spesso nell’organismo di chi è costretto ad affrontarle: gli esperti stimano che servano almeno 5 anni per tornare ad una ottimale funzionalità di tutto l’organismo.
“Da juniores primo anno mi sono trasferito al Postumia 73 dove con Cristiano Citton ho seguito una preparazione personalizzata ma una broncopolmonite mi ha tenuto lontano dalle corse per diversi mesi. Avevo le difese immunitarie a zero e in pochi credevano che io potessi ancora correre. Tra questi c’è stato Leonardo Canciani, collaboratore della Androni Sidermec, che mi ha suggerito il Team Danieli dove lo staff del presidente Marco Floreani non mi ha fatto mancare nulla”. Quello trascorso in Friuli è stato l’anno della ripresa per Stefano che ha vinto anche il titolo regionale nella velocità a squadre prima di tornare al Postumia 73 dove ha ritrovato l’amico e compagno di mille avventure, Nicolas Dalla Valle.
“Con Nicolas e con la sua famiglia ho un rapporto speciale. Siamo sempre cresciuti insieme, è come un fratello per me e anche in questa vicenda lui e i suoi genitori Gabriele e Jessica, sono stati al mio fianco. Mi hanno convinto ad affrontare il terzo anno tra gli juniores ed è stata la scelta giusta.” Con la maglia del Team Pasta Sgambaro sotto la direzione del ds Stefano Stecca, infatti, Stefano Trolese è tornato a brillare. Spesso è stato tra i migliori e il 16 maggio, sul circuito di Cittadella (Pd), nell’appuntamento riservato agli Under 23, ha collezionato anche un settimo posto: “Lì, in fuga con i ragazzi della Zalf e delle altre squadre, ho capito che posso ambire ad essere competitivo anche tra gli under 23. Poi, sempre tra gli under, ho fatto bene a Caselle di Sommacampagna e a Ponton. In tutto, nel 2015, ho fatto 70 gare e le ho concluse tutte: queste prestazioni mi sono servite per convincere la Marchiol e il ds Biagio Conte a darmi una opportunità”.
IL SOGNO – Il 2016 è già iniziato per Stefano Trolese, concentrato a tempo pieno sulla preparazione in vista del debutto su strada: “Non so ancora cosa potrò fare e non so nemmeno che tipo di corridore potrò essere ma ho voglia di dimostrare quanto valgo e, soprattutto, di far vedere a tutti che anche dopo una malattia come la mia si può tornare a correre per un grande obiettivo. Gli esami medici a cui mi sono sottoposto in questi anni hanno evidenziato un netto miglioramento del mio fisico, spero di poter essere al 100 per 100 per poter ripagare la squadra della fiducia che hanno riposto in me”.
Per Stefano che ora, al posto della cicatrice sul cuore vorrebbe tatuarsi una bussola, c’è ancora un sogno da realizzare: “Vorrei arrivare al professionismo per dimostrare che non bisogna mai mollare e per essere d’esempio per i tanti ragazzi che ogni giorno sono costretti a fare i conti con la malattia. Io so che si può guarire e che si può tornare più forti di prima”.
[banner]PUBLI[/banner]
[banner]G-automatico[/banner]
[banner]S728x90[/banner]