Nazionale mista. Under 23 e Professionisti per iniziare a lavorare in prospettiva sugli azzurri che avrà come punto di riferimento Filippo Pozzato. E’ con queste premesse che la nazionale di Davide Cassani e Marino Amadori aveva preso parte al Tour de San Luis; la prematura gara Argentina, però, ha riservato solo brutte notizie per casa Italia.
BRUTTE TEGOLE – Come se non bastasse il grave infortunio occorso ad Adriano Malori, una delle poche frecce dell’Italia per le prove contro il tempo, che prendeva parte al Tour de San Luis con la casacca della Movistar, all’ultimo giorno è arrivata pure la polemica. Uno sprint mozzafiato, quello che è andato in scena sulla retta d’arrivo di San Luis, poco prima della premiazione che ha incoronato il colombiano Dayer Quintana. Protagonisti Elia Viviani e Jakub Mareczko. Un testa a testa degno di una tappa del Giro d’Italia se non fosse che i due vestivano entrambi la casacca “Italia”.
Dopo il traguardo sono volate parole grosse e sul podio è salito solo Jakub Mareczko. In tutto questo marasma la FCI non fa nulla per smorzare la polemica ammettendo candidamente: “Succede invece che il giovane Jakub Mareczko, designato a pilotare la volata a capitan Viviani, nella foga tira dritto e vince al fotofinish davanti allo sbigottito Elia. Peccato di gioventù o malinteso, certo il puledro di razza si giustifica con poca convinzione “l’ho perso di vista e me lo sono ritrovato a fianco quando ormai ero lanciato”. Peccato d’orgoglio del capitano ferito, che a questa spiegazione non crede proprio e rifiuta di salire sul podio accanto al presunto fedifrago, gesto di cui, conoscendo l’attaccamento di Elia alla maglia azzurra, si sarà già pentito mille volte. Ma per favore non ingigantiamo il caso oltre misura. Ci auguriamo di vedere al più presto una stretta di mano dopo il necessario chiarimento e il giusto, severo monito”. Si legge nella nota stampa diramata frettolosamente nella notte italiana dalla Federazione.
QUESTIONE DI FORTUNA – Al contrario, penso che non ci sia proprio nulla da imputare ai due azzurri: sono due velocisti, sono stati convocati entrambi, siamo ad inizio stagione e tutti hanno fame di vittoria. Viviani ha abituato il pubblico a vincere subito, sin da Donoratico, Mareczko al debutto tra i pro, nel 2015, ha fatto incetta di successi di tappa alla Vuelta al Tachira. Elia e Jakub hanno fatto il loro e in Qatar potrebbero essere rispettivamente capitani della nazionale professionisti e di quella under 23. Cosa ci si aspettava di diverso da due sprinter di questo calibro? A cosa pensavano Cassani e Amadori quando li hanno chiamati a vestire l’azzurro in contemporanea?
Aldilà dei costi sostenuti (e delle offerte ricevute?) per portare gli azzurri aldilà dell’Oceano, viene da chiedersi a cosa sia servito schierare al via della gara argentina, che non rientra in nessun ranking o altro calendario di coppa, la nazionale italiana. Quali sarebbero i benefici garantiti da una gara a tappe come il Tour de San Luis che si corre a gennaio in vista degli obiettivi stagionali degli azzurri che nell’ordine saranno Olimpiadi (agosto 2016), Europei (settembre 2016) e Mondiali (ottobre 2016)?
Uno di questi, forse, avrebbe dovuto essere lo sviluppo di uno spirito di gruppo e del senso di appartenenza alla nazionale… ma se queste sono le premesse, sembra che anche il 2016 non sarà un anno fortunato per la premiata ditta Cassani-Amadori.