“Tutti in carrozza! Il treno sta per partire!”. La stazione Termini è affollata come ogni sera, tra i viaggiatori che si affrettano a prendere posto anche un “capo-treno” d’eccezione, Renato Di Rocco.
Il suo treno, quello azzurro, avrà come capolinea Rio de Janeiro per una rassegna olimpica che segnerà anche la fine del terzo quadrienno federale consecutivo che porta la sua firma. “Ci apprestiamo ad affrontare le Olimpiadi consapevoli di poter essere competitivi sia su strada, sia su pista e anche nella MTB. Rispetto a Londra, lo dicono le proiezioni del medagliere, il ciclismo italiano ha fatto un bel salto in avanti.”
E’ ottimista Di Rocco anche se non dimentica le tante, troppe, miserie del movimento italiano:
“Certo il periodo economico non è dei più facili, tutti gli sport sono in difficoltà, non solo il ciclismo. Abbiamo perso e continuiamo a perdere corse ma, ad esempio per i dilettanti, l’impressione è che ce ne fossero perfino troppe e di scarsa qualità. Il numero dei tesserati, invece, è in costante aumento, non ci possiamo sempre lamentare.”
Mancano le corse a tappe… il GiroBio è davvero senza speranze?
“Si per il GiroBio non c’è nulla da fare. Nel calendario dei dilettanti italiani manca qualche corsa a tappe ma mi auguro che questo sia uno sprone per le squadre ad andare a fare qualche esperienza all’estero e permettere ai ragazzi di misurarsi con i rivali stranieri. Meglio provare all’estero, anche se ci fossero le corse a tappe italiane la sostanza non cambierebbe più di tanto: i nostri atleti molto spesso corrono con troppe pressioni e tatticismi. Il progetto avviato con Cassani ha raggiunto ottimi risultati. Confronto di nazionali miste nelle gare professionistiche per aumentare il confronto tecnico dei nostri atleti, la possibilità per gli atleti che si dedicano anche alla pista di fare stage di preparazione e partecipazioni a gare a tappe all’estero. Un senso reale alla multidisciplinarietà che ha portato al successo nella Coppa delle Nazioni Under 23 ed ad una medaglia d’argento per un atleta maturo come Consonni che potrà seguire il percorso di Viviani. Strada e pista con soddisfazioni reciproche e molti atleti che grazie alla Nazionale stanno vincendo molto all’estero. Tutto questo grazie anche ad un ottimo rapporto fra i nostri tecnici e le società, per quelle che ci hanno creduto”.
Proiezioni olimpiche a parte, il rendimento delle nazionali negli appuntamenti che contano ha lasciato a desiderare…
“Abbiamo a disposizione lo stesso budget della federazione francese ma in Francia possono contare su molti più impianti coperti e su dei tecnici stipendiati dal Governo. Noi abbiamo solo Montichiari che è nato per gli allenamenti ed è a conduzione familiare, servirebbe almeno un’altra pista per portare avanti il nostro progetto, confidiamo su Treviso; per quanto riguarda l’aspetto tecnico, invece, abbiamo a disposizione un bel gruppo uomini che stanno recuperando il ritardo che abbiamo nei confronti di Nazioni di grande tradizione nel settore”.
A proposito degli azzurri, la faccenda della spazzatura siciliana come è andata a finire?
“Dopo la segnalazione abbiamo svolto una indagine interna, abbiamo richiesto le dichiarazioni allo staff presente ed abbiamo riscontro. Il sacchetto sigillato è stato lasciato ai piedi di un cassonetto che era già pieno da giorni. Guardando la foto si ravvisa l’ombra dello stesso. I nostri collaboratori sono attenti anche alla differenziata e la conferma si è avuta dalla descrizione dei prodotti trovati. Inquinare non è e non deve essere nello stile della nazionale italiana. Spero che chi sia andato a rovistare nei cassonetti sia rimasto deluso. Chissà cosa cercava? E poi quella zona ci è particolarmente cara per i tanti e bravissimi atleti siciliani che rappresentano l’Italia e per lo sviluppo che stiamo dando a quelle località con il Mountaineers Bike”.
Il 2016 segnerà anche la fine del suo terzo mandato da presidente: Di Rocco sarà ancora alla guida del treno della FCI o ci sono già i successori? In questi mesi i nomi più gettonati sono stati quelli di Santilli, Isetti e Martinello: candidature verosimili?
“Sono pronto a lasciare spazio a una candidatura forte che consenta di dare continuità al lavoro svolto,e soprattutto evitare le spaccature che esistevano in passato. Purtroppo, però, ancora non ne ho viste e se non arriveranno non escludo una mia ricandidatura. Santilli è un amico e un grande appassionato, ma gli impegni di un presidente obbligano ad un ritmo che non è sostenibile per lui che interpreta il ciclismo come un hobby e rappresenta uno degli studi legali più quotati in Italia. Martinello sta già facendo un grande servizio come commentatore Rai e mi auguro che continui a farlo. Anche il presidente Malagò mi ha suggerito di passare il comando a Daniela Isetti e sarei felice di farlo,una donna al comando di una Federazione. Temo però che Daniela potrebbe pagare caro il maschilismo che ancora domina il mondo delle due ruote. Dobbiamo valutare anche il malcontento per gli errori che abbiamo commesso in questi anni… non nel merito di molti argomenti sottoposti da società e comitati regionali ma soprattutto sui tempi”.
Inutile negarlo: alcuni errori ci sono stati. Partendo dai professionisti, la Lega Ciclismo continua ad essere un organo morto e il rapporto con i media non è del tutto soddisfacente…
“Purtroppo abbiamo solo quattro squadre professionistiche di cui due affiliate all’estero. Personalmente avevo spinto affinchè si arrivasse ad avere una associazione più viva ma è incappata in periodo economico davvero difficile sia per la Nazione che per lo sport ed il ciclismo in particolare. Alcune iniziative messe in campo tipo la Coppa Italia sono state utili per le attese delle squadre ma non hanno incontrato favori mediatici. Per quanto riguarda le TV la Rai, copre tutto il calendario anche se gli organizzatori, quelli rimasti, devono farsi carico di aumentati costi per la produzione. Gli altri canali, come Bike Channel che ha fatto un egregio lavoro con il ciclocross, non godono dello stesso pubblico e della stessa fruibilità, anche se hanno dimostrato un ottimo interesse di nicchia. Ora la Lega è al lavoro per valorizzare il nostro patrimonio organizzativo a livello estero e ci sono buone attese. Il ciclismo italiano è sempre di riferimento e questo ci stimola ad un maggiore impegno. Ci stiamo muovendo, come hanno già fatto altre federazioni, per sondare il terreno con Sky, o altri canali monotematici, che sarebbe garanzia di produzioni di alta qualità ma i tempi sono ancora prematuri. Nel frattempo abbiamo chiesto ed ottenuto la possibilità di gestire la vendita dei diritti TV delle gare italiane all’estero… E’ un primo passo, ma ancora molti ce ne sono da fare. Non tralasciamo le tante ed ottime produzioni del mondo elite ed under 23 che potrebbero confluire in un unico contenitore”.
Guardando alle categorie giovanili, i calendari appena stilati sono una litania di buchi e sovrapposizioni: ci sono difficoltà economiche ma manca un sistema forte in grado di armonizzare i diversi interessi…
“Tre anni fa con Flavio Milani proponemmo di stilare i calendari giovanili a livello nazionale,sfruttando la logica interregionale , in modo da poter garantire maggiore continuità a tutte le squadre. Purtroppo però ci troviamo a scontrarci con personaggi troppo legati a regionalismi esasperati. Abbiamo perso quell’occasione e in tre anni le cose sono peggiorate. Colpa della Federazione e dei propri comitati regionali, ma anche delle società che troppo spesso guardano ai propri interessi e non a quelli del movimento”.
Che pasticcio, poi, con le affiliazioni plurime (solo ieri è arrivata l’approvazione finale ai team che ne avevano fatto richiesta)…
“Abbiamo perso qualche giorno in più del previsto. Abbiamo raccolto le candidature con l’intenzione di valutarne l’effettiva consistenza, soprattutto per quelle realtà interne alle stesse regioni. Per questo motivo le richieste sono rimaste in sospeso per qualche giorno, ma credo che fosse doveroso cercare di fare chiarezza specie nei casi in cui le plurime nascondono un sistema di scatole cinesi che mira solo a sfruttare le agevolazioni economiche e comunque il nostro calendario inizia il 20 febbraio”.
L’orologio è sovrano in stazione, non è detto che lo sia anche all’interno Federciclismo. Il treno, puntuale e inesorabile, parte e si allontana dalla Capitale seguendo binari già tracciati: ancora pochi mesi e le future destinazioni della FCI saranno note.