La Longa manus di Schiavon è arrivata anche a Cimetta di Codognè. Nell’unica gara per dilettanti in Italia che si è disputata ieri, al circuito del Termen, non si parlava d’altro che della manifestazione annullata a Longa di Schiavon. Messa da parte la paura per i due ragazzi coinvolti nell’incidente, fortunatamente entrambi già fuori pericolo, resta l’intenzione di fare chiarezza.
Le notizie corrono veloci e le voci, si sovrappongono, facendo uscire informazioni e pareri contrastanti. Purtroppo, in un periodo difficile come questo, in cui iniziano a sparire gare a grappoli e i team, così come gli organizzatori, faticano, chi a parteciparvi, a volte per i costi di trasferta, chi a metterla in cantiere in quanto scarseggiano i fondi, l’aver annullato una corsa a una manciata di chilometri dal traguardo, pesa.
Pesa tantissimo alle squadre minori che fanno anche di un piazzamento una vittoria, a quelle sicure di poter vincere e che vogliono mettere in evidenza i propri cavallini di razza, agli organizzatori stessi, che dopo aver lavorato un anno, proprio al culmine del trionfo sul vialone d’arrivo, devono invece registrare l’arrivo a passo d’uomo del gruppo, scortato dai mezzi di servizio, per la sicurezza e l’incolumità degli atleti. Soldi spesi per l’allestimento, premi comunque da versare, tasse federali, personale comunque da onorare economicamente, impegni con gli sponsor e molto altro. E tutto in funzione della sicurezza degli atleti perché, se a pochi chilometri dal traguardo viene a mancare il medico con le due ambulanze, in quanto impegnate a soccorrere degli atleti caduti in corsa, non c’è alternativa.
Oltre alla domanda su “cosa si sarebbe potuto fare per evitare quella doppia caduta?” rimane l’amarezza di atleti e organizzatori per un traguardo sfiorato di poco.
E ne ha ben donde d’amareggiarsi Ivan Gasparotto, il presidente dell’organizzazione di Longa di Schiavon. Lo scorso anno la gara per poco non venne sospesa sempre per caduta di corridori nella stessa discesa che aveva coinvolto e impegnato i soccorsi sanitari. Quest’anno, quasi uno scherzo del destino, corridori caduti, soccorso medico, ambulanze impegnate a salvare ragazzi finiti ad abbracciare il guardrail e gara sospesa per decisione del direttore di gara e del collegio di giuria.
“Abbiamo fatto la prima ascesa al Palazzotto – racconta Ivan Gasparotto, presidente della gara di Longa di Schiavon che ci tiene a precisare i fatti di sabato -. Al termine della discesa sono transitati i primi. Ma un corridore che era in un gruppetto arretrato, dopo aver preso una curva in velocità è finito fuori dal guardrail. Ma ricordiamo che era in gara. Nel frattempo è stato superato dalla macchina del fine corsa e il medico con l’auto medica ha fatto fermare l’ambulanza per soccorrerlo. Pochi istanti dopo, un altro atleta, questa volta ritirato, e quindi già dietro al fine corsa mentre scendeva ha trovato l’ambulanza ferma in discesa sulla destra che soccorreva l’atleta appena caduto. Dato che era già passato il “fine-corsa” un’auto aveva ripreso la sua marcia salendo verso il Palazzotto in senso contrario a quello della corsa. E, proprio sul punto dove c’era l’ambulanza, si è trovata di fronte questo corridore che stava scendendo e avrebbe invaso la corsia opposta, centrando in pieno l’auto. A quel punto il medico di gara si è trovato a dover soccorrere due corridori invece di uno negli stessi minuti. E senza ambulanze disponibili la corsa, come prescrive il regolamento, non può proseguire. In questo secondo episodio, ovvero quello dell’atleta fuori gara – precisa Gasparotto – noi non abbiamo colpe. A quel punto con il medico fermo a medicare d’urgenza i ragazzi, c’è stata una veloce consultazione. Si è discusso tra direttore di gara, presidente di giuria, organizzatori, e si è deciso di fermare gli atleti, a partire da Umberto Orsini che si trovava in testa al Gran Premio della Montagna e nel frattempo era già arrivato ai piedi della discesa. Con decisione unanime i corridori sono stati fatti fermare tutti in un piazzale e scortati al traguardo, nonostante mancassero meno di otto chilometri alla fine della corsa. Un peccato. Ed ora penseremo a cosa fare per l’edizione del prossimo anno”.