Cambiano i protagonisti del trionfo ma sul pennone del Giro del Turchia continua a sventolare alto il Tricolore. In un Paese dove la bandiera è una cosa seria – sul percorso persino i piccoli studenti tendono con orgoglio vessilli raffiguranti Mustafa Kemal Atatürk, il padre della moderna Turchia -, ve la immaginereste da noi la stessa cosa con l’effige dei nostri rappresentanti al governo?), l’Italia mette di nuovo tutti in riga nella volata di Kemer, quinta e unica frazione completamente piatta.
SUPER-KUBA – Vince Jakub Mareczko, detto il ciclista che si aggiudica almeno una corsa al mese. Sfrutta al meglio il treno della Southeast, quest’oggi più preciso di ieri e dunque praticamente perfetto. Così eccellente da soffiare il successo ad un mostro sacro come Greipel, il quale doveva volare a casa tre ore dopo la conclusione della tappa e dunque avrebbe avuto qualche difficoltà ad espletare in tempo le formalità (antidoping ed interviste) di rito. Il campione della Lotto Soudal correrà il Giro d’Italia e ha dunque il dovere di salvare la gamba dalla faticaccia che domani attende i corridori, la frazione decisiva con ascesa costante sino ai quasi duemila metri di Elmali.
Tornando all’arrivo di Kemer, terzo Manuel Belletti, ristabilitosi dall’infortunio allo scafoide e bravo pilota di Mareczko, nonostante sia finito per essere chiuso negli ultimi metri proprio da Greipel. Quarto Malucelli, caduto a metà strada e dolorante ad una mano, quinto Colli, ottavo Modolo e nono Cecchin, che inconsapevolmente ha conquistato la leadership della maglia a punti e dunque disertato la cerimonia di premiazione. Dopo i sette di ieri nella top ten, ora sono cinque gli azzurri in luce, con annessa vittoria e due di loro sul podio. Se il ciclismo italiano dà segno di risveglio, buona parte del merito è anche dei nostri sprinter. Come anticipato, si decide con ogni probabilità domani il successo finale. Davanti comandano i Caja Rural, con Bilbao, Gonçalves ed Arroyo a guidare la controffensiva dai probabili attacchi di Lampre-Merida, Astana e CCC Sprandi, che un anno fa spaccò la classifica con il sorprendente assolo del 43enne Rebellin. La Lotto, che già due volte ha rovinato i motivi d’interesse del Giro di Turchia (la prima volta forzando la sospensione della tappa inaugurale in seguito alla caduta di Greipel, la seconda giocando al gatto col topo con gli avversari nella bufera di acqua e vento di Aksaray), verosimilmente scomparirà di classifica.
SUL RING – Chi può contrastare gli iberici? Semplice, nessuno. Ma si attende una buona prova da Mauro Finetto, che nella generale è a ridosso dei migliori ma accusa già oltre dieci minuti di ritardo. A proposito del veneto della Unieuro Wilier e della differente interpretazione delle corse da parte dei giovani kazaki dell’Astana. In gara c’è stata una discussione per lo scriteriato modo di correre degli asiatici, già ripresi dai colleghi più esperti nelle giornate precedenti. Lo screzio è sfociato in qualche spinta, sbracciate, lanci di borracce, il tutto mentre il gruppo procedeva a ritmo sostenuto. Finetto è quasi venuto alle mani con un kazako, che poi avrebbe fatto cadere Malucelli. Il tutto viene sommariamente ricostruito dai giudici di gara, che nell’impossibilità di stabilire il responsabile della caduta, multano l’intera Astana, per un ammontare di circa mille euro. Ai kazaki è andata bene così, visto che radiocorsa, dopo l’accaduto, ne aveva erroneamente annunciato la squalifica collettiva. Cose che accadono e che talvolta degradano uno sport bello come il ciclismo ai bassi valori del nostro pallone tricolore.
da Kemer, Gian Paolo Grossi