2 giugno, Festa della Repubblica, italiana ovviamente. E giugno festa del tricolore. Eh si, perchè giugno 2016 con l’appendice di luglio, verrà ricordato come il mese del tricolore nel ciclismo. Tricolori strada, tricolori, crono, tricolori pista, tricolori mtb, tutto bianco-rosso-verde.
PACCO E SPACCO – Si comincia con la pista e lo “spacchettamento” – così giustamente definito dal Settore Tecnico Nazionale – dei campionati italiani. Un po’ in una pista e un po’ in un’altra. Un po’ in un giorno e un po’ in un altro. Di spacchettamento, dicono, non è mai morto nessuno. Formula interessante, per coinvolgere più atleti sul territorio nazionale e in più giorni, in modo da dare la possibilità a tanti corridori di scegliere la specialità confacente e il velodromo più consono. Che poi la formula tricolore estesa a più piste e a più giorni sia andata a sovrapporsi ad altri impegni scolastici purtroppo non è causa dipendente dalla volontà federale. I campionati italiani si disputano a giugno e così gli esami di maturità. Le piste che hanno accettato l’organizzazione di alcune specialità tricolori alla fine sono state solo tre, Dalmine, sempre attivissima, Busto Garolfo e Padova.
E poi c’è stato lo “spacchettamento” prima e l’”impacchettamento” dopo del campionato italiano cronometro individuale di Romanengo (Cr). Si doveva correre a luglio, ma per accontentare un po’ di professionisti e garantire la copertura mediatica della Rai – che ha messo in onda i tricolori soltanto a notte inoltrata – si è scelto di farli disputare in coincidenza con l’inizio delle prove di maturità.
Per carità il buon Ruggero Cazzaniga, presidente della Struttura Tecnica Federale le ha provate tutte pur di far combaciare date e impegni ma spesso il sistema scolastico tricolore quaglia poco con il sistema ciclistico tricolore. A Busto Garolfo ad esempio si è corsa la prova tricolore del chilometro da fermo, al via erano presenti giusto i corridori necessari per comporre il podio, con il commissario antidoping costretto a far tutto di fretta perchè uno dei ragazzi saliti sul podio il giorno successivo avrebbe dovuto affrontare le prove di maturità.
LA DURA LEGGE DEL 2 -Stesso refrain la sera prima per le donne. Fossero arrivati atleti dalla Sicilia o dalla Puglia, addio esami di maturità o addio tricolori. Impossibile, se non a Padre Pio o Sant’Antonio, santi popolari e dotati del prezioso dono dell’ubiquità. Prove che si dovevano fare e che erano necessarie ai tecnici Villa e Salvoldi per selezionare poi i corridori che nella scorsa settimana hanno disputato l’Europeo e, questa settimana, affronteranno il Mondiale.
Di spacchettamento in spacchettamento si è poi passati alla crono squadre tricolore di Sacile. Del 2 luglio. Ricorrenza funesta, almeno quanto il 2 giugno repubblicano. Tutto bene sino alla prova dilettanti. A “spacchettare” l’ennesimo tricolore ci pensa una tromba d’aria che costringe gli eroici organizzatori e i giudici a sospendere la gara per maltempo. Dove non c’era spacchettamento insomma, spacchettamento ci sarà.
E ora si discute per provare a riproporre la gara mancante, quella dei dilettanti, il prossimo 2 settembre. Insomma il 2 come numero tricolore continua la sua corsa. La Mtb e la Bmx corrono su un binario parallelo al ciclismo su strada, pista e crono e da lì sembra non escano mai problemi. O forse noi, asfaltodipendenti, non li vediamo nè li conosciamo o non li consideriamo. Oppure il mondo del fuori strada è talmente diverso che non si tange. Certo, non si danno colpe a nessuno.
Ma forse un miglior coordinamento tricolore sarebbe auspicabile, prima di spacchettare e trovarci ancora una volta impacchettati nelle sovrapposizioni…