Rovereto è storia. E Renato Di Rocco avrà altri 4 anni a disposizione per scrivere il futuro del ciclismo italiano. Otto ore di assemblea per rideterminare gli equilibri dirigenziali del ciclismo azzurro hanno lasciato il segno. Cosa è accaduto a Rovereto oltre alla rielezione di Renato Di Rocco? Nel “day after” è bene metterlo a fuoco per comprendere cosa ci attende.
IL CONFRONTO – Non è corso attraverso i “canali ufficiali” ma anche a Rovereto l’assemblea nazionale ha regalato una giornata di confronto alle varie componenti del pedale tricolore. Il ritrovo nazionale dai ritmi lenti ha permesso alle varie regioni di guardarsi in faccia e di raccontarsi le proprie diverse esperienze. Non c’è stata la relazione del Presidente Di Rocco, saltata a piè pari per fare spazio alle dichiarazioni dei candidati. Ma quella relazione non sarebbe poi stata molto diversa dall’illustrazione che il Renato nazionale ha fatto dell’operato della FCI negli otto minuti a disposizione per presentare il programma ai delegati.
E’ mancato, questo sì, uno spazio “ufficiale” per permettere ai delegati di farsi promotori delle istanze della base del ciclismo italiano: sarebbe bastato dare spazio a questo tipo di interventi in mattinata e invece non si è fatto. Nella rigida organizzazione trentina ci si è ritrovati a votare senza discutere ma in futuro potrebbe essere utile tornare ad una assemblea più partecipata e più aperta e, perchè no, anche ad un momento di incontro biennale che consenta al ciclismo italiano di ricompattarsi e di confrontarsi su quelli che sono i problemi che affliggono chi il ciclismo è abituato a viverlo tutti i giorni sulle strade.
TOSATTO OUT – L’esclusione più eccellente della giornata è stata senza dubbio quella dell’ex prof Matteo Tosatto candidato al ruolo di consigliere in rappresentanza degli atleti. 14 i votanti, 13 i voti validi: solo 3 voti per il trevigiano. Gli stessi dell’amatore Federico Campoli che però lo ha sopravanzato per l’applicazione del requisito dell’anzianità anagrafica. Con tutto il rispetto per la buona volontà di Campoli, si tratta indubbiamente di un’occasione persa per tutto il ciclismo italiano, una candidatura eccellente “bruciata” per la delegazione veneta che non ha mancato di far sentire il proprio disappunto e l’ennesima prova che le votazioni di atleti e tecnici, così come sono attualmente, rappresentano un “non-senso”.
La verità sul come sia stato possibile tutto questo rimane ancora avvolta nel mistero anche se i bene informati hanno riferito che il voto considerato nullo presentava almeno una preferenza per Tosatto che quindi sarebbe stato “fatto fuori” non da una vera e propria volontà politica ma dalla disattenzione di uno dei 14 elettori. Un dato che purtroppo ha pesato e non solo sul destino di Tosatto: le 22 schede nulle nella votazione per il presidente, che hanno abbassato il quorum in favore di Di Rocco, la dicono lunga sulla preparazione e sull’attenzione dei delegati presenti a Rovereto…
SCHEDE E RICORSI – Hanno fatto discutere a lungo e la loro interpretazione ha sollevato proteste. Tra i più accesi ai piedi del palco di Rovereto c’era anche il presidente regionale veneto Igino Michieletto: bisognava votare tracciando un trattino a sinistra del nome del candidato ma in molti si sono lasciati prendere la mano tracciando crocette e ogni altro tipo di simbolo. Come contare questi voti? Quali criteri applicare? E, soprattutto, perchè sottrarre questi voti nulli al quorum necessario per rieleggere il presidente uscente?
Il verdetto è stato emesso ma c’è chi, alla conta dei voti, ha esultato perchè Di Rocco non aveva raggiunto quota 130, fermandosi a 125 preferenze. E adesso Angelo Francini annuncia la proprosizione del ricorso avverso l’elezione del presidente. Non resta che vedere come andrà a finire…
CAMBI DI DIREZIONE – Di Rocco vince, si aggiudica la maggioranza assoluta dei voti ma non stravince. Tra gli altri, decisivi, sarebbero stati i voti dei delegati siciliani che alla vigilia del voto avrebbero assicurato il proprio appoggio a Norma Gimondi, salvo poi cambiare idea proprio sabato mattina e assegnare le proprie preferenze al presidente uscente.
Il voto all’interno dell’urna rimane segreto ma resta il fatto che, per la prima volta, nonostante quello che sarebbe stato il cambio di direzione dei delegati siciliani, il sud Italia non potrà contare su alcun rappresentante in Consiglio Federale: il nuovo direttivo della FCI, infatti, sarà composto da tre lombardi (Gamba, Crisafulli e Lodi), un piemontese (Marchegiano), un veneto (Fantoni), un friulano (Battistella), una emiliano-romagnola (Isetti), un toscano (Ciucci), una bolzanina (Valentini) e un laziale (Campoli). Non resta che attendere la definizione delle Commissioni permanenti per capire se questa assenza verrà colmata con qualche nomina eccellente.
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