Paletta e lampeggiante. “Alt! Libretto, patente e prova del palloncino”. Mettiamoci pure guida con cellulare e test anti droga. Alcoltest, limiti superati (ovviamente in Belgio e Olanda a gare di birre, in Italia a prosecco), test antidroga….bip bip… magari per tenersi svegli in ammiraglia, divieto di fumo in macchina (in Italia esiste pure questo per legge), persone oltre il carico di quattro consentito (cinque persone, specie in Italia, quando si caricano ruote, meccanico, sorelle, figlie, amici, presidenti, genia di varia natura, gente che si spaccia per giornalista), niente uso del cellulare (ma come si fa a non usare il cellulare mentre si segue una corsa in cui si deve messaggiare su whatsapp, twittare, fare dirette facebook mandando in rete pure i rosari che scappano ai direttori sportivi o al meccanico), dispositivi televisivi in corsa (ovvero guardare la gara trasmessa in diretta tv mentre sei in coda al gruppo o in altra corsa).
In Italia la patente consta di circa 24 punti. Molti direttori sportivi riescono a infrangere tutte queste regole anche in soli 180 km di gara, in una sola gara. Praticamente significherebbe il ritiro della patente di buona a parte dei diesse in ogni corsa. Una falcidia inenarrabile. A guadagnarci ovviamente l’Uci con l’inasprimento delle pene pecuniarie.
Ma chi avrà l’incarico di fare tutte le verifiche? Dall’uso del cellulare a un eventuale consumo di bevande alcoliche? La giuria annusa l’alito del conducente? La Polizia in moto? O in auto? Mettiamoci pure i divieti di sorpasso nei cinque chilometri, e prima della salita, e dopo la salita e ai meno 20 e ai meno 25 e prima dei traguardi volanti, e dopo i traguardi volanti, e prima dell’arrivo, e ai rifornimenti e avanti così.
Di sicuro chi ha ideato questi regolamenti restringenti in corsa c’è stato poche volte. Giusto correggere i vizi presi dai diesse almeno almeno cento anni fa, più o meno quando nacque il Giro d’Italia. Ma come si fa a togliere a un direttore sportivo il sorpasso azzardato del gruppo o di un’altra ammiraglia? E le battaglie a sportellate per guadagnare una posizione e riuscire ad andare ad aiutare il corridore, fingendo che abbia bisogno di cambiare la ruota o che abbia sete e tendendolo stretto per la borraccia e dandogli la classica tirata?
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Le botte sulle portiere e i parafanghi scassati alla fine sono medaglie da appendere alla giacca della squadra, molto più di una coppa. Tengono vivo il direttore sportivo, tengono sveglio il corridore che si sente sotto pressione e fa uscire magari la fuga vincente, tengono viva la corsa. Certo, prima di tutto la sicurezza. I tanti morti in gara – ricordiamolo – sono morti soprattutto nelle corse del Nord, tra Belgio e Olanda, dove, per assurdo e per paradosso, c’è più rispetto delle regole e meno per l’atleta e per la sicurezza.
I morti, giustamente, hanno imposto regole serie, rigorose per i vivi. Ma con tutte le regole stringenti introdotte dall’UCI sembra si vada sempre più verso un ciclismo da circuito. Dove le ammiraglie possono anche rimanere ferme ai box, meno difficoltà nel gestire la corsa. Il pubblico resta fisso in un posto e guarda il passaggio dei corridori sempre in uno stesso posto. Gestire una corsa in linea è sempre più complicato. Permessi comunali, provinciali e delle prefetture per attraversare aree vaste e lunghi chilometraggi da un punto di partenza a un punto di arrivo. Spesso i permessi vengono concessi poche ore prima della partenza, serve un dispiegamento di uomini con la banderina di gran lunga superiore a quello di un circuito. In circuito anche il numero delle motostaffette diventa ridotto rispetto alla corsa in linea e non si rischia di avere motociclisti impreparati e magari brilli. Altro punto il collegamento costante e sempre in ascolto di Radio Corsa. Radio Corsa deve essere solo informativa senza show di motociclisti o traduttrici. Per non falsare dati e informazioni che devono essere asciutte e pulite e come da regolamento il direttore sportivo non può interferire nè con la giuria nè con radio corsa ma solo ed esclusivamente in ascolto.
Insomma un diesse sempre più robot. Niente cellulare, niente prosecchino fresco magari in un pit stop al volo tra tifosi, niente pipì tra le fronde rigogliose, niente sigaretta, niente tv, niente messaggi, nessuna interferenza, nessuna pastiglia per tenersi sveglio, manco un caffè, nessun sorpasso, nessuna sportellata, nessuna bestemmia anche se concessa dal Papa. Perchè come dice Papa Bergoglio “arrabbiarsi” con Dio è come pregare. E allora mettete il pilota automatico e togliete pure i corsi dei diesse. Tanto sul sedile, tra un po’, ci andrà un manichino…