Non era ancora stata abbassata la prima bandierina a scacchi del 2017 e per il mondo dilettantistico italiano si era già accesa la prima infuocata polemica della stagione. Sarà per colpa di quel ’17, ma sta di fatto che, quello che ciclismoweb.net vi ha raccontato in diretta, è stato un avvio decisamente turbolento per le due ruote italiane. Ma per raccontare tutto quello che ancora non è stato raccontato bisogna partire dalla fine…
SAN GEO: 10 E MULTE… – Sono volati tavoli e sedie nella sede di giuria alla Coppa San Geo quando i commissari di gara hanno deciso di multare, con 50 Franchi Svizzeri ciascuno, ben 10 direttori sportivi di altrettante società partecipanti alla prima stagionale in Lombardia. Tutti per lo stesso motivo: mancato rispetto delle disposizioni dei commissari.
Accade tutto in pochi istanti nel finale di gara: in testa ci sono una ventina di atleti, più indietro il grosso del gruppo. Diverse ammiraglie si inseriscono al seguito della testa della corsa senza avere l’autorizzazione necessaria dalla giuria che intima loro di fermarsi. Lo spazio di poche centinaia di metri: tanto basta a chi di dovere di intimare l’alt, tutti lo rispettano ma è già troppo tardi. I numeri di targa sono sul taccuino del giudice che, inflessibile, applica alla lettera le disposizioni del regolamento e multa ben 10 società. Una decisione scomoda, forse anche coraggiosa considerata l’animosità delle proteste, ma giusta una volta che era stata registrata la violazione.
35 PUNTI PER IL DONO DELL’UBIQUITA’ – Ci sono atleti nel gruppo dei dilettanti che hanno il dono dell’ubiquità. Merito di società, segreterie e giudici: tutti iscrivono e nessuno controlla. Succede così che ci sia più di qualche ragazzo che sabato figurava nell’elenco partenti di due gare diverse, corse in contemporanea e ad oltre 200 chilometri di distanza una dall’altra. Con buona pace delle esigenze di certezza del numero e dell’identità dei partenti prescritte dai regolamenti federali. Miracolo.
Ma c’è di più. Il caso che ha infiammato gli animi è quello legato ai tesseramenti degli juniores con più di 35 punti al 30 agosto 2016. La regola prevede che una società non possa tesserarne più di due e, nel caso si tratti di una società ad affiliazione plurima, che non possa schierarne più di due al via della stessa corsa. Una regola che però non sarebbe stata rispettata dal Team Colpack che, pur avendo affiliazione plurima, ha tesserato per la propria affiliazione lombarda Alessandro Covi, Stefano Oldani e Davide Baldaccini, tutti e tre al primo anno tra gli Under 23, che al 30 agosto 2016 avevano rispettivamente 153 punti, 83 punti e 45 punti.
IMPUNITA’ – “Nessuno ha gli strumenti per controllare l’applicazione di questa regola” ammette il presidente della Struttura Tecnica, Ruggero Cazzaniga. “Si tratta di una regola che dovrebbe essere semplicemente rispettata dai team. Dobbiamo superare la concezione del controllore: le norme vanno rispettate, aldilà delle sanzioni.”
Onorevole principio quello della Struttura Tecnica Nazionale ma la notizia è che la FCI, ad oggi, non è in grado di controllare l’effettiva applicazione di una propria regola; nessuno, negli uffici federali, sarebbe in possesso di un elenco degli atleti con più di 35 punti al 30 agosto?
Non solo, il sistema informatico federale, Fattore K, non agisce in alcun modo e i commissari di gara non dispongono di alcun altro strumento per verificare l’applicazione della regola. E pensare che sarebbe bastato scorrere le pagine di ciclismoweb.net per controllare e verificare i punteggi degli atleti italiani…
Aldilà della polemica, la patata bollente ora torna proprio alla FCI che ben presto sarà chiamata a decidere quale tipo di intervento adottare nei confronti di società e atleti che non hanno rispettato la norma dopo che Baldaccini, Oldani e Covi hanno già disputato due gare: si userà la stessa fiscalità applicata per i fatti di corsa alla Coppa San Geo o tutto finirà a tarallucci e vino?
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