Radioline. Il tema torna all’ordine del giorno del mondo delle due ruote. All’indomani di una Parigi-Roubaix bella, entusiasmante e spettacolare nella quale le radioline (come in tutto il World Tour) erano ammesse, si torna a parlare dei dispositivi di comunicazione in corsa tra corridori e ammiraglie. Il successo di Greg Van Avermaet ha dimostrato come non sono le radioline a “rovinare lo spettacolo”. Un divieto, quello imposto dall’UCI, che ha fatto discutere e che ha scontentato un pò tutti, specie nelle categorie minori, dove non sono mancati gli stratagemmi utilizzati per aggirare le regole.
SMS IN GRUPPO – Trucchetti sempre più evoluti. Tanto da rendere ormai preistoriche le borracce a cui attaccare i biglietti con le indicazioni del momento. Così come la chiamata all’ammiraglia. E’ lo stesso mercato ad offrire soluzioni all’avanguardia e perfettamente funzionanti: Garmin, infatti, ha messo in vendita da oltre sei mesi un ciclocomputer che è in grado di ricevere messaggi testuali. Messaggi che possono arrivare tramite il proprio cellulare ma anche via bluetooth con un raggio di 150 metri.
E c’è già qualche squadra che lo sta “testando” in gara: tra i dilettanti italiani, sempre più spesso, riferiscono i ds, si vedono alcune ammiraglie giungere sino in coda al gruppo senza essere chiamate dai propri atleti, stare lì per qualche minuto e poi tornare in posizione. Una manovra che si ripete uguale settimana dopo settimana: e i messaggi in gruppo arrivano forti e chiari. Con buona pace della sicurezza degli atleti che distolgono lo sguardo dalla strada per visionare le comunicazioni.
LE CIMICI – Un’altra ditta specializzata nelle comunicazioni radio, sempre in queste settimane, ha presentato una “cimice” in grado di trasmettere comunicazioni vocali tra la base e una ricetrasmittente talmente piccola da rimanere dentro all’orecchio. Senza antenne, fili e qualsiasi altro marchingegno visibile.
Trucchi, trucchetti e scorciatoie. Se da una parte chi utilizza questi elementi viola il regolamento UCI, dall’altra, come era prevedibile, risulta altamente difficile inseguire e controllare l’evolversi della tecnologia. E dunque il dibattito è riaperto: vale davvero la pena di vietare le radioline in gruppo? Che valore ha una battaglia ipocrita contro le radioline che finisce per avvantaggiare chi ha i mezzi per essere “più furbo” degli altri? E poi, è proprio vero che le radioline tolgono sapore alla competizione? Per informazioni chiedere a Greg Van Avermaet…
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