L’Italia è lunga e stretta. E fatta di mille sfaccettature. E’ uno Stato ma non una Nazione. Perchè nationes erano i popoli che vivevano nella penisola italica. Ognuno con le proprie peculiarità. E nonostante le Guerre di Indipendenza e due Guerre Mondiali l’Italia sarà sempre nationes, ovvero popoli completamente differenti tra loro, dalla Sicilia al Trentino Alto Adige. L’Italia Stato si riunisce sotto la bandiera tricolore solo quando gioca la nazionale di calcio, e forse in questo caso sarebbe meglio chiamarla “statale” o nelle tante occasioni sportive come i campionati italiani strada di ciclismo. Nel caso dei professionisti giustissima e condivisibile la presa di posizione di Davide Cassani, coordinatore delle nazionali di ciclismo, che ha fissato un paletto. Chi non corre gli italiani non sarà convocato agli europei o ai mondiali.
SE 35 EURO NON BASTANO… – Resta aperto il problema dei tricolori under23 ed elite. Si corrono in Puglia, con grande sforzo organizzativo di una società pugliese che si è presa l’onere e l’onore di mettere in piedi la macchina organizzativa. Perchè appunto l’Italia è lunga e stretta e un presidente federale deve dar valore a tutto il movimento ciclistico. E dalla Puglia comunque sono usciti anche nel passato ottimi corridori. Basti ricordare uno su tutti, diventato trevigiano d’adozione, ovvero Mario Beccia, di Troia in provincia di Foggia. O l’ultimo cavallino di razza come Alessandro Monaco che corre con un team blasonato come l’Hopplà Petroli Firenze. Corridori pugliesi, per di più scalatori in un territorio che di montagne non ne ha tantissime. Resta il fatto che i vertici federali si sono visti costretti a confrontarsi con i comitati regionali per convincerli a farsi parte attiva nell’invito ai team di far partecipare più corridori possibili alla prova tricolore.
150 iscritti tra gli under23 al momento e oltre una cinquantina gli elite. Molti team e tecnici si lamentano. “La Puglia è lontana, partendo dal Veneto o dalla Lombardia o dal Trentino sono quasi mille chilometri” dice più di qualcuno. Che chiosa. “Ma ne vale la pena spendere tanti soldi per andare a fare una corsa con un percorso che forse non è tra i più selettivi?”.
Ad ogni corridore partecipante verrebbero dati 35 euro di rimborso spese, poi ognuno si deve arrangiare con spese di albergo e quant’altro. Il numero di atleti è limitato a sei per la categoria under23. Per gli elite non ci sono limitazioni, basterebbe raggiungere un numero decente per veder partire una gara con un chilometraggio di 170 km.
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CONCORRENZA TRICOLORE – In contemporanea alla prova degli elitè, sabato, si correrà anche la Schio – Ossario del Pasubio, in provincia di Vicenza: una classica per scalatori che conta già 210 iscritti. E qui forse ci sono delle riflessioni da fare. O nel giorno dei campionati italiani di categoria la FCI permette solo l’organizzazione del tricolore, in modo da non disperdere il patrimonio di iscritti (tenendo però sempre presente che oltre i duecento partecipanti non si può andare) oppure si cerca un compromesso ogni volta con chi si rende disponibile a mettere in cantiere una prova di titolo italiano, offrendo anche la totale disponibilità alberghiera.
Certo ci sono squadre che dal Nord partono con un rapporto 2 a 1 tra personale e atleti, e quindi evidentemente non hanno problemi di budget. Ma chi sa guardare bene all’economia di un team, e deve fare i conti di spese di gasolio, autostrada, mezzi, rimborsi mensili ai corridori, investimenti sull’immagine e la comunicazione, nicchia parecchio su un campionato italiano in Puglia.
PUGLIA DA SCOPRIRE – Un vero peccato perché la Puglia è terra spettacolare, carica di storia e di emozioni. Un modo anche per far conoscere ai ragazzi lembi dell’Italia che altrimenti non avrebbero la possibilità di vedere e apprezzare. Ma se il problema della gara under23 può essere in parte risolvibile, invitando caldamente, tramite i comitati la partecipazione alla prova tricolore, resta aperta la problematica degli elite. Forse saranno una cinquantina i partenti. Una categoria destinata via via a scomparire.
Certo, possono essere un patrimonio per il ciclismo ma il ciclismo italiano ha bisogno di una svolta. Il 2017 potrebbe essere forse l’ultimo anno per il campionato italiano degli elite senza contratto, vista la situazione. Le continental potrebbero diventare l’unica soluzione di riscatto per i corridori che dopo il quarto anno tra gli under23 non hanno ancora trovato collocazione nel mondo dei professionisti. E più di qualcuno sta ragionando su questo passaggio obbligato. Per portare gli atleti a fare anche esperienza all’estero. Il ciclismo italiano, dicevamo, è a una svolta.
E ALL’ESTERO… – I direttori sportivi si lamentano perché, per andare in Puglia, ricevono solo 35 euro a corridore. Ma all’estero i corridori sono obbligati alla partecipazione ai campionati nazionali. E nella gran parte dei casi pagano persino una tassa di iscrizione per poter correre. 20 euro per gli under23 e 40 euro con i professionisti. E chi deve giocoforza, essendo parte di una nazione con un numero limitato di atleti rispetto al movimento italiano, correre entrambe le prove, deve sborsare 60 euro in totale. Alla faccia dei nostri diesse che vogliono sia soldi di rimborsi che alberghi pagati.
Ah, a proposito… ai tricolori in Puglia non ci sono tratti di sterrato… Quindi non ci sono altre scuse per non andarci…