I fuochi d’artificio hanno appena finito di accogliere l’arrivo della prova degli under 23. L’atmosfera, a Ceglie Messapica, è euforica. Un pubblico numeroso ed appassionato si è appena goduto un finale di gara incertissimo, Matteo Moschetti ancora non si capacita del valore del successo appena centrato. Rivive così l’emozione per il tricolore ottenuto appena 24 ore prima da Gianluca Milani.
PIETRO STOPPA – Due personaggi si godono la scena dal dietro le quinte, con un largo sorriso che non scompare mai dalle loro labbra. Da una parte c’è Pietro Stoppa, deus ex machina dell’organizzazione della Coppa Messapica tricolore insieme ai mitici Donato Rapito, Cosimo Patruno, Oronzo Bruno, Pasquale De Palma e Giusi Pignatelli. Camicia a righe bianco-azzurre, pantaloni lunghi neri nonostante la canicola estiva. Fisico generoso, voce possente e due occhi che brillano di passione per le due ruote.
“Questa è la corsa più a sud rimasta nel calendario italiano dei dilettanti” ricorda con orgoglio e un pizzico di amarezza Stoppa. “Io faccio tutto questo con i miei collaboratori solo per passione. Noi da qui seguiamo tutte le gare italiane, non ci perdiamo un risultato e vedere questi ragazzi correre qui almeno una volta all’anno per noi è bellissimo: negli ultimi anni abbiamo adeguato la nostra corsa alle esigenze dei team e al calendario. L’abbinamento con la prova di Polignano ci ha permesso di crescere, risparmiare qualcosa e di avere al via molte squadre del nord. I Campionati Italiani ci hanno garantito una qualità molto elevata al via. Anche se i numeri non sono stati quelli che ci saremmo aspettati per una prova tricolore, siamo comunque contenti per lo spettacolo che il nostro pubblico ha potuto godersi ieri e oggi: chi viene qui poi ci torna, perchè impara a conoscere questo territorio e la nostra accoglienza. Quest’anno è stata la prima volta qui per Zalf e Colpack, mi auguro di rivederle alla Coppa Messapica nei prossimi anni anche se le ultime edizioni sono sempre state altamente spettacolari anche senza questi due squadroni”.
Non c’è il tempo nè tantomeno la voglia, di ritornare alle polemiche legate a chi ha preferito restare a casa dalle prove tricolori. Il successo organizzativo è talmente eclatante da non lasciare spazio ad alcun dubbio: la scelta della FCI è stata azzeccata, forse avrebbe meritato di essere sostenuta con maggior convinzione dai vertici federali.
MATTEO PROVINI – Trulli, colline, viuzze in pietra lucida, torri e chiese storiche ovunque. Questo il panorama che veste di tricolore Matteo Moschetti. Un giovane venuto da lontano, dove il ciclismo è di casa e non crea solo unione e festa come avviene a mezzogiorno. Gli scontri sono all’ordine del giorno, specie per chi è abituato a gareggiare sempre ad altissimo livello: quello che si è consumato nelle ultime settimane alla Viris Maserati aveva fatto traballare la panchina di Matteo Provini. Cappellino da corridore messo all’indietro a tenere raccolta la fluente chioma, abbronzatura da vip e bicicletta del vincitore tra le mani. Si gode così la premiazione del “suo” talento tricolore: “Purtroppo è tutto vero” risponde a chi gli chiede conto delle voci che lo davano per esonerato. “Ma i ragazzi hanno sottoscritto una lettera chiedendo alla dirigenza che io restassi… Moschetti è stato uno dei primi a firmare, abbiamo lavorato a fondo in questi mesi e sono felice per lui che oggi sia arrivato questo successo. Siamo una bella squadra, ora con il tricolore sulle spalle guardiamo avanti…”
Il Sud ha premiato i migliori e unito i ranghi del gruppo. Da domani il ciclismo italiano tornerà a correre a nord, lontano da questa terra ricca di storia e di passione. Ma le immagini, i ricordi e le emozioni vissute a Ceglie Messapica rimarranno indelebili negli occhi e nel cuore di chi avrà la fortuna di poter dire “io c’ero”.
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