Estate. Tempo di classifiche e primati. Ma anche di studi sociologici, indagini a 360 gradi e delle conseguenti considerazioni. E’ così che proprio in questi giorni d’agosto è stata pubblicata la classifica delle città “più sportive” d’Italia e, a sorpresa, al primo posto si trova Trieste.
Non è solo il calcio a rendere “sportiva” una città ma l’intero tessuto sociale: i 30 indicatori assunti dal Gruppo Clas come base per la valutazione, infatti, sono stati non solo i campioni e le specialità rappresentate ad alto livello ma anche, ad esempio, l’attrattività di eventi e la tipologia di quelli ospitati.
TRIESTE PRIMA, MA TRENTO E’ LA PIU’ CICLISTICA – Dunque dopo 11 tentativi, Trieste riesce a prendersi lo scettro di città più sportiva d’Italia grazie alla Barcolana e alla propensione allo sport dei triestini: il capoluogo friulano, infatti, conta in assoluto il maggior numero di tesserati Coni; costretta ad accontentarsi del secondo posto, invece, Trento, già prima nel 2007, 2011, 2014 e 2016 e trascinata in alto grazie al ciclismo e ai suoi interpreti.
Matteo Trentin, Gianni Moscon e Daniel Oss sono le vedette a cui si aggiungono le organizzazioni come i campionati italiani giovanili di Comano Terme, La Leggendaria Charly Gaul e le finali di Coppa del Mondo Mtb cross country e Downhill in Val di Sole: nomi ed eventi che consentono proprio alla provincia di Trento di essere la prima in Italia per quanto riguarda il ciclismo davanti alle province di Lecco, Brescia, Verbania e Pistoia. Solo ottava, in questa graduatoria riservata alle “attività ciclistiche” la provincia di Treviso, addirittura dodicesima quella di Bergamo, nonostante siano da molti anni i territori con il maggior numero di tesserati alla FCI.
Male le città del centro-sud con l’eccezione di Messina che grazie a Vincenzo Nibali si piazza in quattordicesima posizione nel ciclismo, appena davanti a Fermo.
CICLISMO A MACCHIE – Le considerazioni che ne conseguono sono molteplici. Innanzitutto il pregio di questa indagine con cui si evidenzia come non sia sufficiente il semplice dato dei tesserati per stabilire quanto una città possa essere effettivamente attiva in campo ciclistico; poi che è soprattutto la qualità, e non la quantità, di tesserati od organizzazioni a pesare quando si parla di un movimento che deve avere come obiettivo quello di coinvolgere il maggior numero di persone.
Infine che l’Italia ciclistica è sempre più “a macchia di leopardo” alternando città, province e regioni che si possono considerare all’avanguardia nel mondo delle due ruote ad altre nelle quali il “ciclista” rimane una mosca bianca. Ad unirla resta solo il Giro d’Italia, studiato come un evento a parte nell’indagine Clas con il pannello numero 29, e ancora in grado di suscitare emozioni ed interesse lungo tutta la penisola.
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