L’avevamo lasciato in Azerbaijan, con una valigia piena di sogni e speranze. Lo ritroviamo a fine stagione, con il sorriso sulle labbra e un contratto – un bel contratto – in tasca.
“Ci voleva. Si torna a casa.” Luca Chirico è felice, ride. Il sorriso tirato di maggio, quando lo avemo incontrato al Tour dello Stato caucasico, è un ricordo. “Questo, dopo i problemi del 2016, speravo fosse un anno di passaggio. Devo ringraziare la Torku Sekerspor – squadra Continental turca di cui ha vestito i colori nel 2017, ndr – per l’opportunità e per avermi permesso di rilanciarmi e ritrovarmi come corridore. Mi hanno accolto a febbraio, hanno creduto in me e sono contento di averli ripagati con una vittoria.”
Varesino classe 1992 – “Di un paese vicino alla Svizzera, dove è bello pedalare e allenarsi” – il venticinquenne ha già i pensieri e le gambe proiettati alla prossima stagione, che lo vedrà militare nella Professional italiana Androni Sidermec Bottecchia e tornare nel grande ciclismo europeo. “I primi contatti con il team c’erano già stati a giugno e questo mi aveva dato tranquillità. Poi, in pochi giorni è cambiato tutto. Forse qualcosa mi è tornato indietro. Ero in debito con la fortuna.”
Intanto è tornato indietro lei.
“Alla fine dell’anno scorso ho vissuto, come dicevo, dei momenti brutti. Al Tour d’Azerbaijdjan ho iniziato a vedere la luce, ma era molto opaca.”
Poi le cose hanno iniziato a cambiare.
“E’ arrivato un piazzamento, poi due, poi la vittoria. Le cose, piano piano, si sono rimesse in quadro.”
Nei periodi brutti aveva pensato di mollare?
“Non ho mai mollato ma, forse, stavo per farlo. Soprattutto di testa. I risultati non arrivavano, il freddo mi penalizzava. Con il caldo è tornata la testa ed è tornato il morale. Prima dicevo a me stesso: ‘sono io il problema, non ne ho più’, ma dopo alcuni risultati inizi a ricrederti.”
Quanto è stata importante la vittoria al Tour of Serbia?
“Non vincevo da tre anni. E’ stata importantissima. Io sono un ragazzo competitivo e mi rodeva non vincere.”
Cosa si aspetta dall’anno prossimo?
“Mi aspetto tanto, tantissimo. Mi aspetto di riuscire a dare quello che non ho dato negli anni precedenti. Mi è sempre mancato qualcosa. Ora la squadra c’è, gli stimoli anche: tocca a me! Il 2018 sarà l’anno più decisivo per la mia carriera ma, saperlo, non mi mette pressione bensì carica. Tra avere pressione e non averla, preferisco la prima soluzione. La pressione ce l’hai quando le persone credono in te e ti spingono a dare il 110%!”
Da quest’annata, invece, cos’ha imparato?
“Sicuramente a non mollare; a tirarmi fuori dalle difficoltà da solo, perché sono sempre in pochi quelli che decidono di restarti vicino. Penso di essermi costruito il futuro da lì, dalla Turchia.”
Una volta aveva raccontato che il suo sogno nel cassetto è quello di vincere una tappa al Giro d’Italia. Nel 2018, intanto, alla Corsa Rosa potrebbe ritornarci.
“Non nascondo che mi piacerebbe tantissimo correrla di nuovo. Fare il Giro sarebbe la chiave di volta della mia carriera e della mia vita. Sto già lavorando adesso per prepararmi al meglio. Dal 30 novembre al 5 dicembre ci sarà il primo raduno con la squadra, poi si continuerà con bici e palestra. Voglio arrivare subito bene già alle prime corse. La strada, comunque, è lunga e io faccio un passo alla volta, ma mi sto dando da fare!”
A proposito di squadra, si è unito a una combattiva come lei!
“Esatto e credo che quest’anno la combattività l’abbiano vista tutti! E’ un team compatto, dove quella dell’attacco è una filosofia di gruppo. In Androni Sidermec Bottecchia c’è una grande regia e il modo di correre di una squadra che ha ambizioni e mentalità. Questa cosa ha divertito me e credo anche tutti i tifosi del ciclismo. I compagni, poi, li conosco e ho un bel rapporto con tutti.”
Uno in particolare?
“Mattia Cattaneo. Siamo cresciuti insieme ed è un amico vero. Ci siamo incontrati in Trevigiani, da dilettanti. Lui era terzo e quarto anno, io primo e secondo e abbiamo legato sin da subito. A quel tempo aveva vinto il Giro Bio, Capodarco ed era il mio capitano: l’ho sempre ammirato tantissimo. Io ho sempre creduto in lui. Quest’anno è andato fortissimo, ma può fare ancora meglio. L’anno prossimo gli darò una mano. Ogni gara ha la sua storia, ma lui è un grande corridore e quando ce ne sarà bisogno lo supporterò al massimo.”
Amicizia, bel calendario e combattività: l’ABC per divertirsi di nuovo in sella.
“Sono sicuro che l’Androni Sidermec Bottecchia possa rappresentare il mio rilancio. Sono sicuro che è l’ambiente giusto, cosa che conta più di tutto. Conta per la testa, soprattutto: perché se hai 50 di gambe ma 110 di testa puoi fare meglio anche di chi ha più potenziale. Puoi fare grandi cose.”
[banner]G-SILVIA[/banner]