E’ stata una mattinata decisamente diversa dal solito per Gianluca Milani: il due volte campione italiano elitè, infatti, è salito “in cattedra” in occasione del convegno rivolto ai giornalisti dal titolo “Ciclismo, sport, passione e comunicazione” che si è tenuto a Treviso, nell’Auditorium dell’Istituto Comprensivo Stefanini.
Nell’ambito dei corsi di aggiornamento professionali dell’ordine dei giornalisti, svolti in Veneto con la collaborazione della scuola di giornalismo “Dino Buzzati”, il più esperto tra i ragazzi che compongono la rosa della Zalf Euromobil Désirée Fior 2018, ha portato la propria esperienza di uomo e atleta.
Nel corso della mattinata, alla quale hanno preso parte numerosi giornalisti provenienti da tutto il Veneto, coordinata dalla nostra collaboratrice Tina Ruggeri, con la presenza di Alessandro Tegner di ATCommunication e di Ludovica Casellati web-manager di un portale legato al turismo e al mondo della bicicletta, Gianluca Milani ha raccontato ad una attenta platea come si prepara una corsa, come ci si allena, i sacrifici che compie un ragazzo di 26 anni per fare la vita dell’atleta e l’attenzione che viene prestata anche all’alimentazione.
Non sono mancate alcune interessanti digressioni sulla sicurezza stradale, in allenamento e in gara arricchite dal racconto di episodi di vita vissuta dallo stesso alfiere della Zalf Euromobil Désirée Fior.
“E’ stata una esperienza diversa dal solito ma che ha insegnato molto anche a me: voglio ringraziare l’Ordine dei Giornalisti e Tina Ruggeri per avermi coinvolto in questa bella iniziativa” ha sottolineato a margine dell’evento Gianluca Milani. “Molto spesso quando siamo in gara facciamo fatica a comprendere tutto ciò che ruota attorno al mondo del ciclismo: aver incontrato così tanti giornalisti, aver ascoltato le loro considerazioni e le loro domande mi ha fatto comprendere ancora di più il valore della corretta comunicazione per il nostro sport. Il ciclismo è molto popolare ma ha la necessità di raggiungere anche chi non è abituato a pedalare: non solo per motivi di immagine ma anche per conquistare quel rispetto reciproco tra ciclisti e automobilisti che su strada garantisce la nostra sicurezza e per far capire al grande pubblico il grande impegno fisico e mentale che il nostro sport comporta”.