Il tifoso di ciclismo incarna più anime, quella popolare, quella meramente sportiva e se mi è consentito quella un po’ folle goliardica,mangereccia ma sempre vera, dignitosa e colorata. Nel mondo delle due ruote i colori sono una costante, e contraddistinguono non solo le divise sociali degli atleti o le ammiraglie in coda al gruppo ma principalmente il bordo delle strade attraversate dalla carovana. Tutto l’anno da febbraio ad ottobre (per la verità in un ciclismo sempre più globalizzato il calendario si è decisamente allargato), da una stagione ad un’altra i colori caratterizzano le gare e le avventure degli eroi a pedali. E a Maggio – è consuetudine oramai da più di cento anni – il colore predominante è il rosa… è già tempo di Giro d’Italia. Un mondo colorato quello della “macchina perfetta” ed un mondo contornato da tifosi colorati e spesso finanche coloriti ma sempre rispettosi e custodi dell’alchimia magica dello sport più bello del mondo.
“Panta rei”, tutto ha un corso ed anche il mondo colorato del tifoso di ciclismo si evolve cambia e si adegua ai tempi, ma la pelle e l’anima, quella a dirla tutta, non cambia, un po’ come il bambino celato dentro ciascuno di noi, l’anima del tifoso non si modifica. Certo si è passati dal tifoso che pur di seguire le gesta dei propri beniamini si infilava in fumosi cinema per guardare la “Settimana Incom” ai nuovi tifosi multimediali alla perenne ricerca di link, video e foto sui social… una trasformazione profonda dove si è modificata la gestualità stessa del tifoso ma che ha mantenuto, però, una costante: l’anima a colori, magari tutta ROSA! Ma come ci si prepara, qual è la ritualità di un tifoso di ciclismo che, non avendo stadi da riempire, deve ottemperare per seguire il proprio campione? Semplice, correre a bordo strada e in un tourbillon di colori cercare di mettersi in mostra sperando di essere visto dal corridore che nel gruppo pedala senza sosta.
Riti, gestualità che hanno una ecumenica preparazione: tutto ha il suo inizio, tutto si sostanzia nel dono dell’attesa. Come lo squarcio nella tela di Lucio Fontana, il tifoso di ciclismo vive la propria dimensione di paziente attendista. Attenderà, innanzitutto, la pubblicazione del percorso ufficiale del Giro. Dove, saranno svelati i luoghi del passaggio della Carovana, è il momento magico per il tifoso della scoperta, della scelta e del sogno: All’indomani della pubblicazione delle tappe, il tifoso scoprirà le città, i paesi, le frazioni le strade, le curve che saranno attraversate dalle ruote delle bici, ansia e preoccupazione pervadono il tifoso di ciclismo perché scegliere il posto giusto dove andarsi a collocare potrà compromettere o meno tutta la ritualità successiva. “Conosco la zona?”, “Ci sono passato il mese scorso in bici“, “Cavolo è dura lassù!” frasi tipiche del tifoso chiamato al duro compito di tornare sull’asfalto e farsi vedere dal proprio beniamino.
E dopo aver scelto, l’attesa diventa più bella perché si connaturerà del più impalpabile dei pensieri: il sogno. In un onirica visione, il tifoso si vedrà allora già proiettato sull’angolo di strada prescelto che diventerà per pochi secondi l’angolo di un mondo a colori, magari tutto rosa. Per mesi (il percorso del Giro è pubblicato ad ottobre e la corsa in rosa si disputa, come detto, a Maggio) il tifoso non farà altro che proiettare se stesso, la propria “anima colorata” e magari la propria bici lungo quelle strade dove s’inventerà qualcosa di nuovo da inscenare a bordo strada, ma di certo ripeterà gli stessi gesti anno dopo anno. “Ripetita iuvant” e nel Ciclismo dove la ripetizione costante della stessa gestualità è il motore e la magia stessa della progressione in avanti della bicicletta, non può che assumere un carattere che per il tifoso assurge a ruolo di gestualità sacra; sarà perché lo vedeva fare dal padre che lo portava quando era fanciullo sulle strade, sarà perché continuava a farlo da ragazzo e certamente perché quel gesto sarà ripetuto ancora ed ancora senza sosta finché avrà la forza di scendere in strada per farsi vedere dal proprio eroe ingobbito sul manubrio della bici.
Signori scusate, mentre mi attardavo a sognare il prossimo passaggio del Giro, i colori dietro la finestra che sovrasta la scrivania dove scrivo, hanno già cambiato colore, dal verde dell’autunno, dal bianco dell’inverno sono virati ai tanti vivi colori della primavera: è tempo di una luce nuova finalmente tutta rosa. E’ tempo di Giro, è tempo di tornare a sognare e scendere in strada; Signori scusate…. io vado!