In applicazione dell’articolo UCI 2.6.032. E vista la media eccezionalmente alta della tappa. Si decide di aumentare il tempo massimo al 12% del tempo impiegato del vincitore. Quindi i corridori arrivati dal 91esimo al 161, ovvero 71 corridori, sono rimessi in gara considerandoli arrivati nel tempo massimo. Anche se a loro vengono azzerati tutti i punti. Detto fatto. Questo accadeva mercoledì nella tappa con arrivo a Pergine Valsugana. Il venerdì due corridori, Rubio e Caiati, nel gruppetto dei fuori tempo massimo e graziati dopo il compromesso storico tra giuria e organizzazione, Cassani – Selleri – Amadori – Cazzaniga, sono a giocarsi la vittoria nella tappa più dura, e forse più spettacolare, la Levico – Asiago con il passaggio sul Monte Grappa e arrivo nell’altopiano vicentino.
In media stat virtus, dicevano gli antichi latini, la virtù sta nel mezzo e la moderazione anche, come insegnava Pitagora nelle sue lezioni di filosofia, matematica e astronomia sull’Isola di Samos. Non Si potevano mettere fuori gara 71 corridori e ritrovarsi nelle tappe più impegnative con metà gruppo al Giro d’Italia under23 ma i regolamenti ci sono e vanno rispettati, soprattutto sarebbero serviti da lezione ai lavativi che in gruppo se ne sono fregati bellamente di controllare il tempo massimo. Vero anche che i direttori sportivi dovrebbero rendere più responsabili i propri corridori, spesse volte troppo viziati, gli italiani, coccolati e trasformati in campioni dopo aver vinto il circuito dei sacchi o il piazzamento alla corsa della pannocchia.
Del resto è anche vero che contro l’armata colombiana, ragazzi che vivono costantemente a 3.000 metri di altitudine, il Monte Grappa fa solo il solletico. Ragazzi questi con fame vera, voglia di emergere , di fare sacrifici. E che anche solo un premio come un cappellino di seconda serie fa la differenza. I nostri tutti i vizi, loro le vittorie. Sfilata di maglie sul palco di Asiago. Colombia, Colombia, Colombia, Australia e una stretta Italia.
Qualche direttore sportivo chiede ai commissari tecnici Cassani e Amadori cosa fare per recuperare questo ciclismo se alla fine anche nella tappa di oggi si fa onore vero il piccolo Caiati, scoperta della Zalf.
Cosa c’è da fare?
“Portarli a fare le corse vere, ripristinare le corse dure, le gare a tappe con salite impegnative – racconta il cittì degli under23 Marino Amadori – Ho l’Europeo durissimo quest’anno, il mondiale pure e ci sono anche i giochi del Mediterraneo e il Tour de L’Avenir. Devo scegliere fra poco e niente. C’è qualcuno che tiene un pò le salite, gente come Scaroni, Battistella, Covi, Monaco, ora Caiati. Ma c’è tanto da lavorare”.
Ci ha provato Amadori a far cambiare un pò le cose. Inserendo una salita di cinque chilometri, d’accordo con l’organizzatore, alla Coppa Cicogna in Toscana, tanto per aumentare la selezione. E’ stato criticato aspramente. Proprio per la durezza della corsa. Froome prima e Nibali ieri hanno fatto dietro moto sul Pordoi, non sul Montello, tanto per citare una salitina conosciuta nel ciclismo.
I nostri si staccano ormai anche sul Montello. E risulta assurdo il controllo con i Nas, solo della nazionale colombiana e solo perché vanno forte. Per loro è naturale andare forte su questi percorsi quando invece Cassani è stato criticato per aver disegnato un Giro Under23 troppo duro. Non perché il Tour de L’Avenir dove si corre, sul lungomare di Jesolo?.
Prima di controllare sangue e urine, anche se i controlli sono giusti, vediamo perché i nostri vanno così piano e il livellamento in basso c’è stato in pochi anni. E poi c’è il caso della Bassano – Montegrappa, unica gara in Italia con un arrivo in salita di 25 chilometri. Da li è uscito Riabushenko o Ciccone. In contemporanea ci sarà sempre in Veneto un’altra gara, anche se meno impegnativa e una corsa regionale in Toscana. E gli organizzatori faticano ad arrivare a 120 partenti. Anche sulle sovrapposizioni la Federazione deve ragionare se vogliamo far crescere nuovamente atleti di livello.
Certe gare, le ultime, per scalatori , sono da tutelare come patrimonio del Ciclismo, molto più di altre gare che hanno ricevuto finanze statali e sono circuiti. Oppure decidiamo di fare solo circuiti come accadrà sabato e domenica a Brugnera. Ma allora li sono altre scelte. Diciamo addio ai corridori a tappe, agli scalatori che ci possono far sognare e accontentiamoci dei velocisti. Se poi sono come Marcel Kittel magari in quel caso ne vale davvero la pena.
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