Dal mare ai monti ormai Elia Viviani non finisce di stupirci. E nell’entourage dei direttori sportivi, soprattutto italiani ,sale l’entusiasmo per questa Adriatica Ionica Race, gara a tappe fondamentale nel calendario per preparare la stagione calda di gare. Sul traguardo di Maser quasi quasi tira i freni l’Elia nazionale. Nonostante qualche strappetto, nonostante il caldo pazzesco e nonostante un Mark Cavendish che morde ai garretti dell’olimpionico, lui c’è. Elia in crescita, condizione strepitosa, e italiani finalmente in bella mostra. Qualcosa, come dice Cassani, bisogna tentare di fare, per far uscire dalle secche questo ciclismo azzurro.
Scende persino dalle regge dei Savoia Enzo Ghigo, presidente della Lega Ciclismo, accompagnato dal suo fido scudiero Stefano Piccolo. “Dobbiamo sostenere al meglio Moreno Argentin e questa corsa. Un’idea vincente che nasce dalla passione, dalla storia, dalla cultura e dal ciclismo. Veneto e Friuli terre di ciclismo da incrementare – illustra Ghigo -. Oppure veramente non sapremo che piega prenderà il nostro movimento. In Italia abbiamo soltanto quattro squadre professional, nemmeno una world tour, le corse stanno scomparendo. Ora è arrivato il momento di invertire la rotta e ripartire”.
Si riparte non solo con i diritti televisivi, la trasmissione della corsa su Rai o Eurosport ma anche con altre iniziative.
“Infatti. Stiamo osservando la nascita di una nuova lega ciclismo dilettantistico. Dobbiamo arrivare a parlare tutti la stessa lingua. Quella del bene del ciclismo. Ci sono le professionali da rilanciare nell’orbita internazionale, riportare nell’alveo del professionismo anche le continental, attrarre sponsor per far partire almeno una world tour. 40 team dilettantistici, alcuni dei quali fanno attività ad altissimo livello e ben strutturati devono avere certamente rappresentanza.Insomma c’è da lavorare e si allargherebbe il bacino di utenza anche perché i due mondi spesso si compenetrano. Nell’Adriatica ci sono team Continental che si difendono bene sia nelle corse con i professionisti che in quelle dei dilettanti. Tante cose da mettere a posto”.
Come il tricolore a crono?
“Eh purtroppo un problema non indifferente quello. Per contratto le professional sono costrette a far correre al campionato crono tre corridori, abbiamo quattro team e già quindi 12 corridori, più mettiamoci gli specialisti, da Moscon a Martinelli e qualche altro atleta. Altrimenti con chi va Cassani agli Europei o ai mondiali. Stiamo cercando di farlo organizzare almeno prima dell’Europeo o a settembre prima dei Mondiali. La troveremo qualche anima pia disposta a dare una mano a questo ciclismo e alle prove contro il tempo?”.
Un problema non indifferente quello sollevato da Davide Martinelli, sulle cronometro. Fa riflettere. Su tutto il movimento. Che si deve risvegliare dal torpore della Bella Addormentata nel Bosco. Perché nei boschi, o meglio in salita e in altri terreni cominciano ad andare molto meglio gli stranieri . A partire dai colombiani. Vedi Montoya della Trevigiani. Indossa la maglia del corridore più combattivo, in fuga tutto il giorno. Loro ci provano. I nostri stanno ancora sbadigliando.
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