Si è consumata a Barza (Va), a due passi da Taino dove oggi si correrà il Campionato Italiano U23 l’ennesima riunione tra i vertici FCI e le società dilettantistiche conclusasi con una deludente fumata nera.
Fuori le bandiere tricolori. Dentro l’orgoglio e la voglia di riscatto di un movimento in crisi. Fuori il lago, le bellezze del Lago Maggiore e di un territorio straordinario. Dentro i problemi di una categoria che dovrebbe essere il modello del rinnovamento del ciclismo ed invece resta ancorata ai fantasmi del passato. Fuori gli Under 23, gli elitè, le formazioni continental e i professionisti. Dentro i dilettanti. Quelli veri: dirigenti incapaci di imbastire un confronto sereno e costruttivo con la FCI, di battere i pugni e ottenere quanto serve davvero alla categoria.
SOLITI PROBLEMI – Dall’altra parte del tavolo ci sono Daniela Isetti, Vice-Presidente FCI, e Ruggero Cazzaniga, Presidente della Struttura Tecnica assistiti dal sempre presente Giorgio Elli.
“Diteci quali sono i problemi” esordisce Cazzaniga come se a presentarsi fosse un marziano appena sceso sul pianeta ciclismo. E il vaso di Pandora si apre: ad uscirne sono le “solite” diatribe tra società “grandi” e “piccole”, tra chi vince e chi va alle corse a fare da comparsa. Tra limite al numero dei partenti e gare che non arrivano a 70 atleti al via in un calendario che rimane ancora in buona parte anarchico.
Si discute di tutto. Senza un ordine del giorno. Senza arrivare ad una decisione. Senza risolvere nemmeno uno dei tanti problemi che affliggono il mondo dei dilettanti italiani. Così come si fa almeno da 5 anni: ma intanto le stagioni passano, la platea si svuota e i corridori italiani faticano.
RIVOLUZIONE CONTINENTAL – La vittoria di Vlasov, un professionista, al Giro d’Italia Under 23 è una ferita aperta per tutti. E sullo sfondo resta l’avversione nei confronti della decisione che il Consiglio Federale potrebbe assumere a fine luglio: dal 2019 le formazioni continental potranno correre con gli Under 23 anche le gare “regionali”.
“A questo punto promuoveteci tutti continental” sbotta Scarselli della Maltinti. “Ma togliete la fideiussione…”
“Per diventare continental serve un progetto serio che valorizzi i giovani e difenda il ciclismo italiano. Dov’è il vostro progetto?” ribatte Cazzaniga.
L’obiezione però, è debole. I tecnici radono al suolo il confronto: “quale progetto sta dietro a certe continental italiane che corrono solo con i “vecchi”?”
E ancora: “Continental? Si, ma con regolamenti semplici come quelli presenti nel resto del mondo, non con i lacci e laccetti all’italiana!”.
ISCRITTI E PARTENTI – Si sfiora la parodia quando si arriva a parlare dei troppi atleti iscritti e dei pochi partenti. “Multateci quando non togliamo gli iscritti che sappiamo non partiranno. In questo il male siamo noi direttori sportivi” ammettono in tanti.
Sarebbe la prima categoria in Italia che chiede di essere multata. Una proposta rivoluzionaria che però rischia di restare lettera morta: i ds vorrebbero che gli incassi delle multe così raccolte andassero agli organizzatori, vera parte lesa. Ma l’occasione è troppo ghiotta per la FCI che vuole farsi garante dell’incameramento delle sanzioni.
PLURIME E 35 PUNTI STOP – Ribadito anche a Barza lo stop alle formazioni plurime a partire dal 2019. Ma solo per i dilettanti, si potrà continuare a farle tra gli juniores. E già la promessa di chiudere la porta a queste società inizia a scricchiolare in vista dell’ennesima battaglia annunciata nel prossimo Consiglio Federale.
Solo su una cosa si forma la maggioranza: cancellare e rivedere la norma che limita l’ingaggio degli atleti juniores con più di 35 punti. “E’ una regola inutile se non si arriva ad inserire un riconoscimento economico o un vero e proprio cartellino che tuteli chi investe sui giovani” sottolinea Ghiarè del Team Cervelo a nome di tanti colleghi.
LEGA DILETTANTI – Al termine dell’ennesimo e inconcludente incontro la neo-nata Lega Dilettanti sembra una autentica benedizione. Servono rappresentanti ed interlocutori seri se si vuole cambiare le regole del gioco. Ed è proprio questo il ruolo che dovrà assumere la Lega Dilettanti: raccogliere ed interpretare le richieste del mondo dilettantistico italiano. Presentarle e farle adottare dalla FCI.
Ma il lavoro da fare è tanto: prima di tutto serve compattare una categoria, quella dei ds e delle società, apparsa ancora troppo divisa e mossa da interessi troppo lontani. C’è la necessità di coinvolgere nel dibattito gli organizzatori per “blindare” il Sistema-Italia che oggi è aperto alle “invasioni” in massa di formazioni straniere a cui piace “vincere facile”.
I dilettanti, insomma, devono crescere e capire cosa vorranno fare da grandi, prima che sia troppo tardi. E intanto la FCI resta a guardare…
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