Quello di Innsbruck potrebbe diventare il mondiale di Alejandro Valverde. Così almeno dicono le quote dei bookmaker che indicano l’embatido come il favorito numero uno. Il tracciato così impegnativo, effettivamente, si addice alle caratteristiche del 38enne della Movistar uscito dalla Vuelta in condizione fisica eccellente e, come lo descrivono le persone più vicine a lui, determinato a conquistare quel titolo che in 17 anni di professionismo gli è sempre sfuggito.
Una suggestione, quella che ci fa intravvedere Alejandro Valverde sul gradino più alto del podio del Campionato del Mondo di Innsbruck mentre riceve la maglia iridata, che ne stimola un’altra, ancora più ardita. Innsbruck non è lontana dal Veneto, terra natale di Davide Rebellin: il 47enne è uscito da tempo e in malo modo dal circuito azzurro. Ma la sua carriera parla chiaro e un fuoriclasse del suo calibro avrebbe fatto molto bene in questi anni ad una compagine che dal 2008 in poi non ha più visto il podio iridato.
Esperienza, carisma e professionalità sono le doti che da sempre contraddistinguono Davide Rebellin. E allora, viene da chiedersi, perchè quello di Innsbruck non poteva essere il mondiale dell’addio di Davide Rebellin? L’anagrafica non mente ma il percorso di Innsbruck sarebbe stato perfetto per le caratteristiche di Rebellin.
Non avrebbe lottato, quasi certamente, per il successo ma, di certo, avrebbe potuto dare sicurezza, insegnamenti e carattere ad una nazionale che tra incertezze e defezioni sembra essere ancora alla ricerca di un leader. Convocarlo avrebbe consentito di riabilitare in maniera definitiva un uomo che ha dedicato la propria vita alle due ruote oltre che un campione che ha scritto pagine indimenticabili della storia del ciclismo. Un patrimonio per tutto il ciclismo italiano che è un peccato gettare anzitempo nel dimenticatoio.
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