Devono essere rimasti delusi i commissari che ieri si sono presentati ad Acquanegra sul Chiese (Mn) in pompa magna quando hanno visto che sul palco delle premiazioni non si assegnava alcuna maglia iridata.
Il Gran Premio d’Autunno, l’ultimo “mondiale” della stagione mantovana, infatti, si era aperto con 66 partenti e i commissari dell’UCI che verificavano le biciclette dei partecipanti con gli scanner per controllare l’eventuale presenza di motorini nel telaio. Stessa pantomima a cui si è assistito non più tardi di qualche settimana fa in Toscana, in una gara per juniores.
Una scena completata dai controlli sulle bici dei migliori di giornata e dai controlli antidoping, effettuati dopo il traguardo. L’avevano presa sul serio, insomma, l’ultima gara della stagione, i commissari UCI che avevano tutta l’intenzione di scannerizzare il gruppo. Peccato non si trattasse di un Campionato del Mondo ma di una semplice gara regionale, corsa su di un circuito completamente pianeggiante. Una prova che vedeva al via anche molti juniores e che qualcuno, in passato, ha vinto mettendo addirittura del prosecco nella borraccia al posto dell’acqua.
Acquanegra, dunque si è aggiudicata quest’anno un altro primato: oltre ad essere l’ultima gara della stagione è stata anche la gara “più controllata” del 2018 dei dilettanti italiani.
Controlli che hanno fatto sorridere gli addetti ai lavori: “Più che l’antidoping, servirebbe l’esame del palloncino” ha scherzato qualcuno a bordo strada, preso tra un bicchiere di vino e un panino con la salsiccia, di quelli che ad Acquanegra non mancano mai per animare l’ultima festa delle due ruote della stagione italiana.
Una risata amara, frutto di quanto, invece, non si è visto nel corso dell’intera stagione. Tra gli under 23, infatti, i controlli antidoping, mai come in questo 2018, sono stati rari. Assenti dalle prove più attese della stagione (ad agosto, ad esempio, non sono stati effettuati controlli antidoping in nessuna classica nazionale od internazionle). Rivederli ad Acquanegra è stato come scoprire l’araba fenice: l’antidoping non è morto, c’è ancora. Ogni tanto ritorna. Anche se si fa vedere raramente. E ancor più raramente si erano visti gli scanner contro i motorini.
Quale sia il ragionamento logico operato dalla mano che predispone il calendario dei controlli antidoping e anti frode tecnologica, invece, resta un mistero…
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