Il ciclismo italiano si è ritrovato a Laigueglia per il via della stagione professionistica italiana. La prima prova della Ciclismo Cup 2019 entra nel vivo con 136 atleti al via e ben 10 formazioni continental ai nastri di partenza. Solo due, invece, le World Tour.
Ma a tenere banco al ritrovo fissato nell’antico borgo savonese è l’ultima novità riguardante la Ciclismo Cup 2019 che, stando all’attuale regolamento, non assegnerà alcuna Wild Card per il prossimo Giro d’Italia.
A squarciare le nuvole grigie che si addensano sul ciclismo italiano come un raggio di sole sono le parole del principe dei team manager italiani, Gianni Savio: “Purtroppo, se fosse così sarebbe un brutto colpo per il ciclismo italiano. Ma ho parlato con il presidente della Lega Ciclismo Ghigo che mi ha confermato che non è ancora detta l’ultima parola. La trattativa con RCS Sport è ancora aperta e il regolamento potrebbe essere integrato strada facendo”.
Con il sorriso sulle labbra Gianni Savio, detentore dello scudetto tricolore, confida: “Questa mattina nella riunione tecnica con i miei ragazzi ho detto loro che non cambia nulla rispetto agli anni scorsi. Noi faremo di tutto per vincere nuovamente la Ciclismo Cup per il terzo anno consecutivo. Anche se non fosse Wild Card automatica per il Giro credo si tratterebbe di un titolo importante che ci qualificherebbe rispetto ad altri team. Se così non fosse, vorrà dire che tornerò a fare il ct di qualche nazionale per continuare a lanciare giovani talenti”.
Una notizia che sembra non spostare gli equilibri nemmeno in casa Neri Sottoli con il team manager Angelo Citracca, già fuori dal Giro 2019, che sottolinea: “Noi professional dobbiamo comprendere le scelte di RCS e dobbiamo impostare la nostra stagione e il nostro rapporto con gli sponsor indipendentemente dal Giro d’Italia. Anche se non faremo il Giro quest’anno i nostri sponsor ci hanno comunque confermato piena fiducia perchè abbiamo proposto loro un calendario alternativo che comprende anche importanti trasferte all’estero. Il segreto è saper differenziare”.
Insomma, l’antica arte tutta italiana dell’arrangiarsi continuerà ad essere il punto di forza di un movimento che troppo spesso si ritrova a dover fare i conti con ristrettezze economiche e crisi di idee.
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