In principio fu il Var e l’Uci. Nomi, anzi, quasi acronimi di entità teutoniche. Uno se li immagina draghi con le fauci spalancate, simili alle gargoilles che stanno abbarbicate sui lati di Notre Dame, a guardare con sguardo impietrito e terrificante il mondo che transita sottostante.
Var e Uci. Entità che ti possono privare di sonno, energie e soldi e piazzamenti. Spauracchi nel ciclismo, una sorta di Lord Voldemort nella saga di Harry Potter. Ma Var e Uci dietro gli acronimi hanno nomi e corpi e menti. Partiamo dal caso eclatante della volata di Orbetello al Giro d’Italia. La Deceuninck imposta la volata per il campione italiano nonché campione olimpico Elia Viviani. Volata poderosa per il veronese che esce a tutto watt dalla testa del gruppo e affronta gli ultimi metri in massima rimonta. Talmente potente e desideroso di contrastare l’ex compagno di colori Gaviria, che esplode la sua pedalata toccando l’ignaro Mattia Moschetti impegnato nella sua traiettoria.
Una deviazione di volata e un contatto che dopo poco costerà caro ad Elia che, onesto e leale come sempre, in diretta televisiva si scusa subito per il cambio di direzione. Ma il Var è impietoso. La mannaia dal camion regia arriva inesorabile. A controllare tutti gli schermi dal primo all’ultimo metro della corsa c’è Bruno Valcic di Pola, giudice internazionale di grandissima esperienza e preparazione. Per capirci quello che mandò a casa Vincenzo Nibali dalla Vuelta per traino. Un lungagnone dagli occhi azzurri e sguardo ferreo che non perdona. Persona conosciuta per la sua grandissima correttezza. E quando Bruno Valcic decreta di solito non sbaglia.
In casi come questo è sempre la giuria al completo, in modo collegiale, a prendere la decisione, anche se gli input arrivano dal Var e dal giudice d’arrivo. In questo caso la nostra bravissima Chiara Compagnin, giudice internazionale, padovana, di altissimo profilo professionale. La scuola veneta dei giudici è nota da sempre per la grande professionalità e preparazione e per non prendere mai decisioni avventate. Tanto che nessun reclamo è stato fatto nei confronti di Viviani perché era chiaro che la giuria avrebbe assunto una decisione corretta.
Dispiace certamente per il declassamento di Elia Viviani all’ultimo posto del gruppetto nel quale era arrivato, mandando in fumo un grandissimo lavoro di oltre 200 km fatto dal suo team, rovinato negli ultimi 20 metri per una rimonta azzardata. Purtroppo il danneggiamento c’è stato in una volata fatta a 75 chilometri orari con una curva a gomito nel finale che ha fatto sbandare tutto il gruppo di testa. Ma anche fare il Var non è corsa semplice.
Ci spiegava proprio prima della cronometro di sabato lo stesso Bruno Valcic: “Quest’anno al Giro sono stato designato al Var. Un lavoro complesso e di grandissima concentrazione. Per cinque ore non si può mai distogliere lo sguardo dagli schermi e si deve annotare ogni cosa venga fatta vedere dalle riprese effettuate dalle molto e dall’elicottero. Anche solo per andare in bagno o a bere per qualche minuto devo chiedere a un giudice di sostituirmi”.
Gran lavoro per la giuria al Giro anche per il nuovo regolamento mangia soldi della Uci. Il lancio delle borracce. Un pò come gli autovelox posizionati dai comuni per fare cassa. Come si fa a distinguere tutti i corridori che lanciano le borracce negli ultimi chilometri e poi vengono raccolte dal pubblico? In molto casi le riprese dall’alto non permettono di identificare i corridori che le lanciano e sono quasi metà gran sempre. Inquinamento? Con le borracce raccolte dai famosi raccoglitori di borracce negli ultimi chilometri di una tappa del Giro di sicuro una squadra di esordienti e di allievi ci fa due stagioni agonistiche. Specie ora in tempo di crisi. Borracce ecologiche che si dissolvono nell’umido o nell’ambiente? Se non son regole mangia soldi queste…
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