Ciclismo e menù: Il ciclismo è robotico o il ciclismo è vintage? Partiamo dal ciclismo tecnologico, robotico, futuristico. Che è quello che ci piace di più per non cadere sempre nella solita retorica melensa del ciclismo vintage, dei tempi di Coppi e Bartali, di quanto bello era cambiare i copertoni strappandoli dal cerchione con i denti, e delle uova sode messe in saccoccia. Però…a volte si stava meglio quando si stava peggio?
Il ciclismo evoluto, che parla tante lingue e gioca con le app, i pc, le misurazioni, i watt, effettivamente ha perso un pò di romanticismo nell’approccio tra corridori, pubblico e staff. Ad esempio l’albergo. I team world tour si presentano con camion cucina, camion officina, pullman, una miriade di ammiraglie e auto al seguito, camper e quant’altro. Invadono le cucine degli alberghi e preparano i piatti per la sera o le colazioni del mattino con menù e diete appositamente create per gli atleti, senza contaminazioni con il cibo degli “umani”.
Molti corridori cenano ad esempio in camera senza avere contatto con amici, pubblico, gente che si riversa negli hotel per strappare qualche selfie, qualche autografo o chiedere qualche borraccia. Al tavolo ognuno è fisso sul proprio smartphone e dialoga fra se e se con instagram, Facebook, twitter o scrive su wathapp. Dialogando con Marco Saligari, ex corridore e ora commentatore al Giro si parla dei tempi passati: “Nei camion officina ci stanno ora le ammiraglie e i camper che usavamo noi quando avevo la squadra. Era un ciclismo semplice, alla sera ci si sedeva tutti insieme, si discuteva la tappa, ci si arrabbiava, il capitano imponeva la propria legge, i direttori sportivi battevano i pugni sul tavolo. Ora è tutto ovattato”. E quindi, ciclismo vintage o ciclismo robotico e tecnologico? A voi la scelta
Ciclismo e arrivi: La bolgia infernale. Se non avete mai visto una bolgia infernale, una calca, un incontro da wrestling andate all’arrivo di una tappa del Giro d’Italia. In quel punto e solo in quel punto e nei momenti concitati dell’arrivo potete vedere esattamente come è l’essere umano nella sua più crudele ferocia.
Calci, pugni, spintoni per cercare di prendere la prima posizione davanti all’arrivo. Sembra la partenza di una maratona per professionisti. Una battaglia all’ultimo sangue, a coltello per cercare di rimanere davanti e scattare la foto più d’effetto. All’arrivo di Anteselva si è sfiorata la rissa con fotografi impazziti pronti a scappare al controllo ferreo degli uomini Rcs che cercavano di domare le bestie feroci. Fotografi, cameraman, giornalisti disposti ad ammazzare il corridore, a soffocarlo tra microfoni, telecamere o prenderlo a obiettivi sul naso pur di avere l’intervista. Parlando con i colleghi stranieri le risse accadono solo qui in Italia.
A partire dal tifoso che strappa dai denti la borraccia al corridore, o come alla Milano Sanremo la mandria impazzita che sbanda su corridori schiacciandoli sulle transenne e facendo cadere la moto della polizia con tanto di poliziotto. La bolgia infernale è accontentata ogni giorno nella follia collettiva di tre settimane di giro. Ma ad Anterselva nonostante le fischiettate degli uomini nerboruti che tentavano di dividere la massa di fotografi e operatori dall’assalto dei corridori, Nans Peters ha “fregato” tutti. Invece di buttarsi a corpo libero oltre la linea d’arrivo ha deviato a sinistra verso un tunnel dove deviavano i mezzi di servizio. Peter questa volta ringrazia il sottopasso dello stadio del Biathlon. Si è salvato la pelle dall’assalto della mandria inferocita, come fosse all’inteno di una arena per gladiatori.
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