Dopo le sfortune arrivano le gioie, non solo delle vittorie ma anche di un sogno che si realizza, il professionismo.
La storia di Simone Ravanelli (Biesse Carrera Gavardo), scalatore bergamasco classe 1995, testimonia come dopo anni difficili, e il tempo che passa inesorabilmente, con una grande forza di voltontà si possa ancora continuare a pedalare verso i propri obiettivi.
Ravanelli, già settimo in classifica generale nel duro Giro della Valle d’Aosta nel 2015 al suo secondo anno da under 23, mostrava tutte le sue qualità da corridore di montagna, qualità che ha di nuovo messo in evidenza in queste ultime due stagioni da dilettante, andando a vincere numerose corse, anche di spessore internazionale, con arrivi in salita l’ultima in ordine di tempo il Giro del Medio Brenta.
Nonostante le sfortune degli anni scorsi sei riuscito a ritornare ad alti livelli, qual’è stato l’aspetto che più ti ha aiutato nel tuo percorso di recupero come corridore?
“Ho avuto un ottimo rendimento nei primi due anni da under 23 e le aspettative per gli anni seguenti erano alte. Purtroppo i due anni successivi non sono riuscito mai a trovare il colpo di pedale giusto a causa di cadute, problemi fisici e sfortune. Probabilmente in quei due anni non ho avuto nemmeno la maturità per affrontare situazioni difficili. Con il tempo grazie all’aiuto della mia famiglia, dei miei amici e dalla mia squadra, la Biesse Carrera, sono riuscito ad azzerare e ripartire da zero, è grazie a loro se sono riuscito a ritrovare la determinazione per inseguire il mio sogno”.
Dalla prossima stagione sarai professionista con il team Androni Giocattoli Sidermec, c’è stato un momento in cui hai pensato di non farcela a realizzare il sogno di diventare un corridore professionista?
“Si, mi sono sempre ripromesso che dopo 4 anni da under 23 avrei tirato le somme, ecco, a fine 2017 da quarto anno avevo pensato di smettere, ma grazie al sostegno dei miei genitori e al mio attuale ds Milesi che era con me in Trevigiani ho deciso di riprovare un altro anno. Un altro momento di indecisione è stato l’anno scorso a fine stagione, nonostante i risultati raggiunti non sono riuscito a trovare una squadra professionistica ed ero un po’ demotivato, anche perchè l’anno seguente, cioè quest’anno, sarei passato secondo anno èlite e si sa che ormai più si va avanti e più è dura passare; anche in questo caso è stato fondamentale il supporto della mia famiglia e della mia squadra”.
Come raccontavi tu poc’anzi anche l’anno scorso hai avuto una buona stagione ottenendo 4 vittorie, come mai non sei riuscito a fare il grande salto già dalla passata stagione?
“Perchè la categoria èlite in Italia è sempre meno valorizzata e una squadra professionistica preferisce prendere un giovane di 19-20 anni che si pensa abbia aspettative piuttosto che uno di 23-24 anni che magri non le offre. Secondo me è una visone sbagliata delle cose, perchè ogni corridore ha una diversa maturazione e ognuno ha avuto un percorso di crescita diverso, quello che davvero conta sono i risultati che si faranno nella massima categoria non tra i dilettanti”.
Quest’anno sei giunto quarto in una volata di gruppo al GP Izola in Slovenia, è stata una sorpresa oppure ci nascondi qualche altra tua dote?
“Sinceramente non lo so nemmeno io, alcune volate mie escono bene e altre no, secondo me dipende dalle gambe con cui arrivi a sprintare, per esempio al Gp Izola siamo arrivati in una cinquantina allo sprint dopo quasi 2200 mt. di dislivello e questo influenza. Sicuramente la volata è un aspetto su cui dovrò lavorare in futuro visto che tra i professionisti nelle gare impegnative spesso arrivano gruppi ristretti”.
Delle tue vittorie da dilettante, qual’è che ti ha emozionato di più e per quale motivo?
“Fino a una settimana fa avrei detto il De Gasperi dove mi sono fatto più di 80 chilometri in fuga solitaria, ed è stata una grande emozione anche perchè si trattava di una gara internazionale, ma pochi giorni fa ho vinto anche la Pessano – Roncola, che sebbene sia una gara nazionale è una gara che nel finale ripercorre le strade che faccio quotidianamente e l’arrivo è posto proprio sulla salita fuori casa; vincere una gara a casa con amici e parenti ad aspettarti all’arrivo è davvero emozionante”.
Con quale altra vittoria vorresti salutare il mondo dei dilettanti?
“Mi piacerebbe vincere di nuovo il Giro del Valdarno a settembre, è una classica per dilettanti, c’è sempre molta gente e la gara è parecchio sentita dagli organizzatori e dalla gente del posto; basti pensare che gli organizzatori a novembre hanno fatto una cena e hanno fatto di tutto per fare in modo che io ci fossi, sebbene non sia proprio fuori casa e mi hanno premiato un’altra volta. Sono brave persone e si vede che vivono di ciclismo e ci mettono l’anima per organizzare questa corsa…per questo motivo mi piacerebbe tornare e riuscire a vincere”.
Grazie alla formazione continental di cui fa parte, la Biesse Carrera Gavardo, stai correndo spesso con i professionisti; sempre quest’anno sei arrivato terzo al Giro dell’Appennino dimostrando di avere già nelle gambe anche il ritmo di una corsa tra i professionisti, credi quindi che il tuo passaggio nella massima categoria sia meno difficoltoso?
“Si, il fatto che già da quattro anni sono in un team continental sono sicuro mi faciliterà le cose, anche perchè so già a cosa vado incontro. Certo ho ancora tantissimo da imparare ma partire avendo già una base sono sicuro mi aiuterà”.
Con l’Androni avete già fissato degli obiettivi per la prossima stagione?
“Obiettivi sinceramente non ancora, avremo modo di parlarne più avanti, il team Androni mi ha dato fiducia e io spero di poterli ripagare”.
Quali aspettative hai da professionista?
“Spero di imparare velocemente e di riuscire a ritagliarmi uno spazio il prima possibile nella massima categoria per avviare una “mia” carriera che spero sia lunga e che mi possa dare delle belle soddisfazioni.”