Ordine d’arrivo:
1° Clément Champoussin (Chambery Cyclisme)
2° Szymon Tracz (CCC)
3° Einer Rubio Reyes (Aran Vejus)
4° Mattia Bais (Cycling Team Friuli)
5° Santiago Buitrago Sanchez (Cinelli)
6° Giovanni Aleotti (Cycling Team Friuli)
7° Evgenij Tikhonin (Nazionale Russia)
8° Simone Ravanelli (Biesse Carrera)
9° Simon Pellaud (IAM Excelsior)
10° Giacomo Garavaglia (Colpack)
Classifica generale finale:
1° Clément Champoussin (Chambery Cyclisme)
2° Mattia Bais (Cycling Team Friuli)
3° Simon Pellaud (IAM Excelsior)
4° Kevin Colleoni (Biesse Carrera)
5° Francesco Di Felice (General Store)
6° Jan Maas (Leopard)
7° Paolo Totò (Sangemini)
8° Raffaele Radice (Porto Sant’Elpidio)
9° Nicholas Prodhomme (Chambery)
10° Markus Wildauer (Tirol)
San Daniele del Friuli città internazionale del ciclismo. Lo ha decretato l’ultima tappa del Giro Internazionale a tappe che si è conclusa di fronte all’imponente Duomo barocco che domina sull’acropoli di San Daniele. Perché mai nessuno strappo si presta meglio per un arrivo di una corsa, come il lungo rettifilo da percorrere tutto senza nemmeno respirare come quello della capitale del prosciutto dolce.
San Daniele ha benedetto Clement Champoussin come vincitore di tappa e della classifica generale di un giro assolutamente completo, come lo ha definito anche Enrico Gasparotto presente al traguardo e padrino della manifestazione per le tappe di Gorizia e San Daniele assieme a De Marchi, i due corridori friulani più importanti. Come deve essere un Giro, abbiamo chiesto ad Enrico Gasparotto: “Esattamente come questo. Un Giro completo che permetta ad ogni corridore di esprimersi al meglio. Tappe nervose con più saliscendi messi a distanza regolare, salite non troppo lunghe e difficili senza particolari arrivi in quota altrimenti tutti i corridori attendono quella salita e fanno dormire il gruppo sino ai piedi della salita stessa. I giri devono avere percorsi per velocisti e per corridori completi quindi. Ad esempio al giro di Germania in una tappa hanno creato un percorso vallonato e poi una salita nella quel si assegnavano dei punti, il tutto per rendere vivace la corsa”.
Settembre è una data strana?
“Assolutamente no, perfetta. A poche settimane dal mondiale è perfetta per preparare l’imminente mondiale. Infatti qui c’erano tra le migliori squadre al mondo”. Come dire che qui ci sarebbe stata bene una rappresentativa nazionale azzurra e dal lotto dei corridori far uscire la squadra azzurra targata mondiale invece di fare lunghi ritiri al Sestriere.
Non ha lo stesso pensiero Marco Milesi della Biesse Carrera che ha portato il giovane Kevin Colleoni a conquistare la quarta posizione in classifica generale e a vincere la maglia bianca dei giovani: “Per me manca un arrivo in quota, un bel salitone duro che faccia la differenza. Però qui al Giro del Friuli c’era un gran lotto di corridori, un gran mix di piccoli campioni pronti a spiccare il volo. E i corridori qui si sono sbizzarriti. Servono molte più corse a tappe anche in Italia. Un plauso a chi la organizza”. Insomma punti di vista differenti, dai tracciati tallonati al salitone duro per un ciclismo italiano che sente l’esigenza imminente di cambiare.