Andare all’estero, viaggiare, aprire la mente, fare nuove esperienze. E’ questo ciò che attende i giovani talenti del pedale italiano sempre più costretti ad emigrare per trovare un posto nel ciclismo che conta.
L’assenza di team World Tour e l’incapacità di salvaguardare la ricchezza del nostro movimento ci ha svuotati della tradizione che contraddistingueva l’Italia ciclistica. Oggi non abbiamo alternativa che imparare da chi sta oltre confine anche se sarebbe sufficiente ricercare con attenzione nel nostro passato per trovare alcuni strumenti necessari per consentirci di uscire dalla crisi attuale.
Andare all’estero si diceva, ed è strano che a predicarlo siano i tecnici di una nazione che nega la possibilità alle società italiane juniores di tesserare almeno un atleta straniero. In passato lo si faceva e questo ha consentito a tanti stranieri di crescere ciclisticamente in Italia ma anche a tanti italiani di abituarsi ad un confronto sempre internazionale e di alto livello.
Anche nel 2020 il mondo degli juniores italiano rischia di restare schiacciato su sé stesso: dopo tanti proclami, infatti, non è stata approvata la norma che consentiva alle società di questa categoria di tesserare uno straniero. Tutto resta fermo, immobile, intoccabile: ma solo in Italia, perchè il resto del mondo continua a progredire…
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