Diciamocelo chiaramente: ai Campionati del Mondo nello Yorkshire ne sono successe di tutti i colori e l’UCI ha fatto spallucce. Proprio loro, i soloni del ciclismo internazionale che esigono tasse, professionalità e report completi da team e organizzatori, hanno fatto vivere una settimana da incubo agli atleti provenienti da tutto il mondo.
Che in Inghilterra a fine settembre piovesse era facilmente prevedibile e proprio per questo si sarebbe dovuto predisporre un servizio di sicurezza adeguato per impedire agli atleti di doversi cimentare anche nel nuoto oltre che nel ciclismo. La vera novità del mondiale 2019 non è stata la cronosquadre mista, ma l’equilibrismo richiesto ai corridori per gareggiare su degli autentici scivoli d’acqua.
Inutile scrivere il protocollo contro le situazioni meteo estreme se proprio al Campionato del Mondo, vale a dire nella gara più importante della stagione, si corrono cronometro liquide e si gareggia per oltre sei ore sotto la pioggia tra corridori ibernati e passaggi sull’acqua degni della Crocodile Trophy.
Infine, senza nulla togliere all’iride di Samuele Battistella, la VAR applicata in ritardo è un vero e proprio abominio per qualsiasi gara ciclistica. Se l’olandese Eekhoff era da squalificare per quel traino andava espulso subito dalla corsa, non dopo il traguardo, quando aveva ormai vinto e falsato l’intera corsa.
Episodi e problemi che hanno macchiato una edizione in grado di premiare atleti eroici, che vanno solamente applauditi, mentre all’UCI questa volta va un bel segno meno con l’obbligo di prendersi le proprie responsabilità.