Il Coronavirus sta mietendo vittime in Cina e in tutto l’oriente. E anche il mondo dello sport si sta organizzando per proteggere i propri atleti: i campionati del mondo di atletica indoor programmati a Nankino e il Gran Premio di Formula 1 di Cina, a Shangai sono stati annullati come numerosi eventi minori tra cui figura anche il Tour of Hainan che si sarebbe dovuto correre a fine febbraio.
Allo stesso modo gli atleti cinesi e di Hong Kong sono stati esclusi da alcuni eventi sportivi come, ad esempio, il Grand Slam di Judo in programma a Parigi nel prossimo fine settimana.
OPEN BAR DOPING – Ma dietro alla paura per il diffondersi del virus si nasconde anche un altro insidioso problema. Il 2020, infatti, è l’anno delle Olimpiadi di Tokyo e, a meno di 6 mesi dai Giochi Olimpici (24 luglio – 9 agosto), per gli atleti cinesi si è fermato anche l’antidoping. Troppo alto il rischio di contagio per chi dovrebbe provvedere a prelievi ed analisi ma anche, molto più semplicemente, l’impossibilità di avere personale a disposizione e di provvedere ai trasferimenti: questo l’annuncio shock fatto dalla Chinada, l’agenzia cinese per i controlli antidoping che svolge ogni anno ben 15.000 test sugli atleti cinesi.
In queste ore la Chinada ha fatto sapere di aver ripreso parzialmente i controlli ma si tratta più di una notizia tesa ad infondere il dubbio negli atleti che di una ripresa reale ed effettiva.
Il problema, invece, è tangibile: quando si parla della Cina nel mondo dello sport, infatti, si parla della terza nazione del medagliere di Rio 2016 per numero di medaglie che oggi non ha la possibilità di controllare i propri atleti in una fase temporale considerata “molto delicata” per la preparazione in vista delle gare olimpiche.
La Wada ha già ammonito Chinada che se non riprenderà i controlli mette a rischio il proprio accreditamento ma le indicazioni da seguire al momento sono quelle dell’OMS che di fatto impedirebbero anche ad altre agenzie private di svolgere un lavoro di controllo serio ed efficace.
L’AMA (Agenzia Mondiale Antidoping) ha invitato la Chinada a collaborare con le altre agenzie nazionali al fine di tenere sotto controllo almeno gli atleti che risiedono all’estero ma sono poco numerosi.
“Oggi laggiù è un open-bar del doping” hanno avvisato alcuni esponenti della Wada “Oggi nessuno ci garantisce che degli sportivi cinesi non ne approfitteranno della situazione”.
BERLINO, LE MISURE PER I MONDIALI SU PISTA – In questo contesto a segnare la svolta potrebbero essere i prossimi campionati del mondo su pista che si svolgeranno a Berlino dal 26 febbraio al 1° marzo. In Germania, infatti, gli atleti cinesi saranno comunque presenti, a garantirlo è l’UCI che in queste ore ha diramato alcune misure prese appositamente per l’accoglienza della spedizione cinese al fine di evitare il diffondersi dell’epidemia.
L’UCI, infatti, ha richiesto alla federazione cinese un report sulle condizioni di salute di tutta la delegazione cinese nelle ultime tre settimane e una valutazione dell’esposizione al rischio di contaminazione. Sulla base di questa relazione gli atleti verranno tenuti sotto osservazione medica anche in questa settimana per un totale di un mese di controlli a fronte dei 14 giorni di incubazione del virus.
La nazionale cinese di ciclismo che correrà a Berlino è in stage ad Hong Kong e sta vivendo isolata all’interno dell’Istituto dello Sport. Gli atleti si recano al velodromo unicamente con i veicoli dell’Istituto dello Sport (evitando l’uso di trasporti pubblici) e non hanno alcun contatto con l’esterno. Contemporaneamente l’UCI riceve quotidianamente, tre volte al giorno, la conferma della sorveglianza della temperatura corporea e dello stato generale di salute di atleti e tecnici.
Una volta arrivati in Europa gli atleti cinesi si alleneranno separatamente rispetto agli altri partecipanti con un controllo regolare della temperatura corporea e dello stato di affaticamento. Infine, a Berlino, gli organizzatori del mondiale hanno già pre-allertato le autorità sanitarie tedesche che hanno predisposto le proprie strutture per ospitare eventuali soggetti infetti.