Treviso. Vernissage della Sangemini Trevigiani. Si presenta la squadra nel salotto buono della città, ovvero il Salone del Palazzo dei Trecento. In una mattinata surreale a causa del Coronavirus. Mentre vengono fatti fare i discorsi ufficiali, si parla di programmi di gare, di progetti, di atleti e intanto il tam tam sulla pandemia rimbalza da un cellulare all’altro.
La prima avvisaglia era scattata al mattino alle 6 quando era giunta la notizia che la corsa di Castello Roganzuolo veniva annullata. Una decisione difficile da parte dell’organizzatore della Sanfiorese, imposta da un decreto ministeriale e dalle disposizioni come effetto immediato da parte del Coni di annullamento di tutti gli eventi sportivi tra Veneto e Lombardia.
Si parla di programmi appunto ma quali programmi, quali gare visto che il Coronavirus si sta espandendo a macchia d’olio. E intanto tra le righe, mentre in pompa magna il team manager della Sangemini Trevigiani parla della squadra, delle ambizioni, mostra un video tutto girato a Roma, con finale di bandiera italiana, qualche mugugno serpeggia in sala. Intanto perché la Trevigiani sta a Treviso, terra dove sono nati i primi movimenti indipendentisti, la Liga Veneta diventata poi Lega Nord, poi perché c’è da sempre un sindaco leghista, e anche perché nessun corridore presente in squadra ha una carta d’identità che supera il Po. Eccetto Antonino Pugliese Schillaci, classe 1990, anno dei mondiali di calcio di Italia ’90, trent’anni e ancora tra i dilettanti, e nato a Roubaix, sull’arrivo della classica monumento.
Insomma la presentazione ha qualche piccolo intoppo ma la mattinata è talmente particolare che lascia tutti come pugili suonati. Il coronavirus la fa da padrone. Gli invitati fanno un po’ fatica a stringersi le mani e a darsi baci e abbracci come invece sempre accade. Parla poi il presidente Ettore Renato Barzi e butta li, tra l’indifferenza di tutti una frase sibillina. Cercando di far capire che la Trevigiani ha voglia di trevigiani e che c’è pure un gruppo di imprenditori che sta già lavorando per ridare un po’ di colore al team biancoceleste che ha subito, soltanto una settimana fa, lo schiaffo di non essere invitata al Giro d’Italia Under 23. Uno schiaffo pesante visto che corridori come Filippo Zana e Fabio Mazzucco nel 2019 hanno vinto Poggiana e Capodarco e una tappa del Giro d’Italia Under 23, vestendo pure la maglia rosa.
La squadra del 2020 non è stata considerata all’altezza di poter partecipare e questo “gran rifiuto” non è stato gradito. Corridori dalle Marche, dall’Abruzzo e da tanta parte del centro Italia, ma di veneti zero. Per quanto la gestione di Angelo Baldini sia stata ottima, si è percepito che il gruppo trevigiano vorrebbe maggiore radicamento nel territorio. E così la spinta di alcuni imprenditori locali che per entrare nel gruppo vorrebbero sentire parlare anche la lingua veneta. Insomma una stagione che parte comunque già vincente con una vittoria in Colombia, un terzo posto di Francesco Di Felice alla Coppa San Geo e la lunga fuga di Di Sante a Laigueglia ma che ha bisogno di essere risistemata in corsa.