Domani saranno 5 mesi. 150 giorni dalla caduta di Giovanni Iannelli a Molino dei Torti (Al) trascorsi nell’indifferenza del mondo delle due ruote e nell’isolamento in cui sono stati abbandonati gli amici veri di Giovanni e i suoi familiari. Additati come dei pazzi perchè si ostinavano a chiedere che fosse fatta chiarezza e data giustizia.
Ieri, con il comunicato n. 2 del 2019 la Corte Sportiva d’Appello della FCI ha emesso una sentenza che si può definire storica perchè per la prima volta entra con chiarezza e cognizione di causa nel merito della questione.
La domanda posta alla Corte Sportiva d’Appello dai legali della Cipriani Gestri Hato Green Tea Beer, nonchè della famiglia Iannelli, chiedeva sostanzialmente di accertare se sul rettilineo d’arrivo di Molino dei Torti fossero state o meno rispettate le norme stabilite dal regolamento tecnico.
LA SENTENZA – La Corte Sportiva d’Appello, pur precisando di non avere la competenza per accertare la dinamica e/o delle cause che hanno condotto alla tragica scomparsa di Giovanni Iannelli, ha analizzato accuratamente la situazione del rettifilo d’arrivo di Molino dei Torti per stabilire se vi fossero state delle infrazioni di natura tecnico-organizzativa.
La norma presa in considerazione dalla Corte è l’art. 84 del Regolamento Tecnico che prescrive, nelle gare regionali, la protezione di almeno 100 metri prima e 50 dopo la linea d’arrivo a mezzo di transenne. Andando a visionare fotografie e filmati della gara, la Corte è riuscita a stabilire che quel 5 ottobre, a Molino dei Torti, prima dell’arrivo erano state posizionate 48 metri di transennatura sul lato destro e 52 metri sul lato sinistro. A cui erano aggiunti, dopo la linea d’arrivo, 14 metri a destra e 12 metri a sinistra.
Una dotazione, dunque, nettamente inferiore a quella prevista dai regolamenti FCI a cui la Corte Sportiva d’Appello ha aggiunto la circostanza che la zona di arrivo non era rispondente alle esigenze di sicurezza degli atleti a causa della mancanza di transennatura e per la presenza di alcuni ostacoli non protetti (nello specifico: un palo segnaletico ed un pilastro in muratura che, peraltro, non coincidono con il punto della caduta di Giovanni Iannelli).
Per questi motivi la Corte Sportiva d’Appello ha condannato la società GS Bassa Valle Scrivia al pagamento di una ammenda di 430 euro totali, come previsto dal regolamento tecnico della FCI.
GLI SCENARI – Aldilà della ammenda irrisoria ma in linea con i massimi edittali previsti dalla FCI, la sentenza firmata dal presidente Paolo Padoin, apre molti scenari sul tema della sicurezza in corsa.
Innanzitutto, per quanto riguarda la vicenda di Giovanni Iannelli, con la trasmissione del fascicolo disposta dalla Corte d’Appello, la Procura Federale avrà la possibilità di porre l’attenzione non solo sulle eventuali responsabilità degli organizzatori ma anche su quelle di chi, quel giorno, avrebbe dovuto segnalare l’anomalia e non lo ha fatto.
La Procura Federale avrà dunque il compito di andare a fare chiarezza su quanto accaduto sin dall’approvazione della gara da parte del Comitato Regionale Piemontese che, visti gli atti di causa, sembrerebbe avvenuta senza che fosse stata depositata tutta la documentazione prescritta e senza alcun sopralluogo di valutazione, sino al ruolo svolto del Collegio dei Giudici di Gara e dei direttori di corsa presenti quel giorno a Molino dei Torti che, nonostante il grave incidente avvenuto, non hanno segnalato alcuna infrazione tecnica-organizzativa.
La questione è destinata a continuare ad impegnare anche la Procura di Alessandria dove il fascicolo è affidato al Dott. Trucano: l’indagine in questi giorni si è allargata andando ad identificare tutti gli atleti presenti quel giorno alla corsa e, oggi, alla luce della sentenza della Corte Sportiva d’Appello potrebbe concentrarsi anche sulle eventuali responsabilità a carico degli organizzatori.
SICUREZZA PER TUTTI – “Questa è una vicenda dove, purtroppo, noi perdiamo in ogni caso. Perchè a noi Giovanni non potrà più restituircelo nessuno” ha commentato laconicamente il padre di Giovanni Iannelli, l’Avvocato pratese Carlo Iannelli, dopo la pubblicazione della sentenza. Una constatazione purtroppo triste che, però, non toglie importanza alla battaglia portata avanti dagli amici e dai familiari di Giovanni Iannelli: fare chiarezza su quanto avvenuto a Molino dei Torti sarà utile nella misura in cui porterà a garantire maggior sicurezza agli atleti che settimanalmente sono impegnati in gara.
Maggior sicurezza non significa, per forza, ulteriori responsabilità da addossare agli organizzatori. Maggior sicurezza significa, innanzitutto, uniformare i regolamenti tecnici della FCI e dell’UCI (che prevedono ad esempio una diversa transennatura per gare regionali, nazionali e internazionali. Come se la vita degli atleti valesse meno nelle gare regionali).
Maggior sicurezza significa dare regole certe agli organizzatori, andando ad individuare uno standard di condizioni necessario per svolgere le competizioni e, in particolare, per le zone di arrivo.
Maggior sicurezza significa anche dire dei “no” agli organizzatori che non si dimostrano all’altezza.
Maggior sicurezza significa un controllo serrato dell’applicazione delle regole, magari con la creazione di una figura terza deputata al controllo e alla valutazione. Perchè è triste oggi dover piangere la morte di Giovanni Iannelli ed è altrettanto triste assistere ai processi agli organizzatori, spesso animati da autentica passione. Ma si tratta di una morte e di processi che si sarebbero potuti evitare se qualcuno quel giorno a Molino dei Torti avesse detto agli organizzatori: “Oggi qui non si corre perchè non ci sono le condizioni di sicurezza necessarie”. O, meglio ancora, se in sede di approvazione della gara fosse stato predisposto un sopralluogo (come avviene per i campionati italiani di qualsiasi categoria) di un organo deputato all’individuazione delle misure specifiche da adottare a pena di annullamento della gara. Nello specifico, per rendere più sicura la gara di Molino dei Torti, sarebbe stato sufficiente porre il traguardo in un punto diverso dello stesso circuito o, almeno, proteggere alcuni evidenti ostacoli.
Oggi, invece, nelle more di un regolamento lassista e di un sistema troppo spesso connivente e omertoso, si corre in ogni condizione e su ogni tipo di strada. I Comitati Regionali si limitano solo ad un controllo documentale e gli organizzatori sono liberi di agire come meglio credono. Una libertà pagata a caro prezzo quando poi gli stessi organizzatori per sfortuna o per negligenza si trovano in balìa degli eventi come accaduto a Molino dei Torti. In tutto questo, gli atleti sono trattati come autentica carne da macello: mandati a correre, troppo spesso, senza che nessuno si preoccupi della loro sicurezza.
La sentenza della Corte Sportiva d’Appello suona la sveglia: è arrivato il momento di cambiare questo sistema ed è meglio che questo cambiamento avvenga dall’interno del mondo del ciclismo piuttosto che arrivi da autorità esterne che nel nome della sicurezza potrebbero imporre, prima o poi, lo stop alle competizioni ciclistiche su strada.
Anche per questo motivo la nostra redazione, in collaborazione con Teleciclismo, ha realizzato uno speciale a puntate dedicato alla vicenda di Giovanni Iannelli. La prima puntata andrà in onda giovedì 5 marzo, in diretta, sulle frequenze di Telechiara e TVA a partire dalle ore 21.00 e sarà riproposta su ciclismoweb.net nei giorni successivi. Questo il trailer del servizio realizzato e le informazioni per sintonizzarsi su Teleciclismo: