Coronavirus è una parola che si è imposta con prepotenza nella nostra quotidianità. Il Covid-19 non ha cambiato solo i nostri stili di vita ma anche il nostro modo di parlare dove sono comparsi termini come contagio e mascherine.
Ne avremmo fatto volentieri a meno. Al posto della “A” di amuchina avremmo preferito usare la “A” di un bell’attacco, o la “B” di bicicletta mentre per la “Corona” avremmo voluto concentrarci solo sul 53 dei velocisti e sul 39 o 42 degli scalatori. Invece della “C” di Covid-19, noi che abbiamo il pedale nel cuore siamo abituati a recitare la “C” di catena.
La nostra “D” preferita rimane quella della discesa non certo quella del Dover stare a casa o, peggio ancora, della distanza di un metro da osservare da amici e conoscenti.
Lettere amiche come la “F” di fuga, in tempi di contagio, sono state sostituite dalla “F” di quel senso di fragilità in cui siamo immersi in questi giorni. Invece della “M” di mascherina avremmo voluto parlarvi delle Montagne che attendono protagonisti i ragazzi più forti del nostro vivaio.
In questo alfabeto impazzito dove figura anche la “H” muta degli Hotel che hanno tenuto in quarantena gli atleti ad Abu Dhabi e quella degli Hobby che per forza maggiore siamo stati costretti a riprendere in mano in questi giorni di fermo delle attività, capita di imbattersi pure nella strana “S” del silenzio in cui sono piombate le nostre città invece che nella rumorosa ed emozionante “S” degli sprint.
Insomma, Teleciclismo non molla anche se in queste settimane gli argomenti che tratteremo sono per forza diversi dal consueto racconto delle gare. Ma non temete, il lavoro della nostra redazione continua: restate a casa, mettetevi comodi, il bello del ciclismo lo portiamo noi direttamente a casa vostra!