Quelli del Coronavirus sono giorni di paure, confusione, doveri, obblighi e difficoltà di comunicazione. Ma la spirale informativa in cui è caduto quello che dovrebbe essere il sindacato dei corridori, sta assumendo forme fantozziane.
Dal giorno in cui Giuseppe Conte ha emesso l’ultimo decreto restrittivo delle attività sono trascorsi ormai nove giorni: era infatti la sera del 9 marzo scorso, quando il primo ministro invitava tutti a stare a casa per fermare il contagio da Covid-19, eppure l’ACCPI e il suo presidente Cristian Salvato, pur avendo cambiato più volte posizione, sembrano non aver ancora trovato l’interpretazione più corretta di quel DPCM.
Ecco di seguito in riassunto alcune delle interpretazioni fornite dalla ACCPI in questi giorni:
Martedì 10 marzo: “Si all’allenamento dei professionisti”
gli atleti professionisti possono allenarsi regolarmente sul territorio nazionale, provvisti ovviamente di documento, tesserino agonistico e autocertificazione. Tutti gli altri sono invitati a restare a casa: in caso di caduta e/o necessità di assistenza, toglieremmo risorse a un sistema sanitario già allo stremo.
Giovedì 12 marzo: “Il ciclismo si fermi”
“In Italia è tutto bloccato da giorni, ma siamo seriamente preoccupati per i nostri ragazzi e ragazze impegnati in competizioni all’estero. Il ciclismo è una disciplina internazionale, che coinvolge donne e uomini provenienti da tutto il mondo, in questa fase storica deve fermarsi, non c’è altra soluzione” questo l’appello di Cristian Salvato.
Mercoledì 18 marzo, ore 15.00: “Si all’allenamento per i soli professionisti veri”
Cari ragazze e ragazzi,
come avrete letto i provvedimenti per combattere il coronavirus stanno diventando sempre più restrittivi. Nel nostro paese attualmente SOLO i corridori professionisti e gli atleti di interesse olimpico sono autorizzati a uscire da casa per allenarsi su strada.
Visto che avete la fortuna di avere questa deroga per svolgere il vostro lavoro (non è scontata, in Spagna per l’emergenza in corso ai vostri colleghi già non è permesso pedalare su strada) vi consigliamo di:
– uscire ad allenarvi da SOLI
– di preferire strade secondarie
– di percorrere più o meno sempre gli stessi percorsi così che le pattuglie delle forze dell’ordine, riconoscendovi, non vi fermino più volte.
Un abbraccio
Cristian Salvato
presidente ACCPI
Mercoledì 18 marzo, ore 19.30: “Stiamo a casa tutti”
Al fine di tutelare la salute degli atleti e di coloro che sono coinvolti nell’attività ciclistica, in linea con quanto disposto dall’UCI, la Federazione Ciclistica Italiana ha disposto la sospensione di tutta l’attività fino alla fine di aprile. Inoltre il presidente Di Rocco ha proposto all’ACCPI di rinunciare all’opportunità concessa dal DPCM ai corridori professionisti e gli azzurri olimpici di allenarsi su strada, anche per facilitare il lavoro delle forze dell’ordine, già fortemente impegnate.
Cristian Salvato, presidente dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani, accoglie la proposta lanciata dalla FCI con senso di responsabilità civica: “In questa fase di estrema emergenza e con decreti in continua evoluzione, chiediamo a nostri associati questo sacrificio per il bene comune. Le nostre campionesse e i nostri campioni daranno il buon esempio allenandosi da casa”.
FACCIAMO CHIAREZZA – Stante il fatto che dallo scorso 9 marzo le regole non sono cambiate e che l’invito per tutti è sempre stato quello di rimanere a casa, forse è arrivato il momento che qualcuno aiuti il rappresentante dei corridori italiani a interpretare la lingua utilizzata nella stesura del DPCM.
A tal proposito viene in soccorso niente meno che il Ministero della Salute che, riguardo all’utilizzo della bicicletta concesso, riporta testualmente:
Tale provvedimento limita gli spostamenti delle persone in entrata e in uscita dai territori nonché all’interno dei medesimi salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute. In caso di eventuali controlli dovrà essere fornita autocertificazione.
Non è giustificato l’utilizzo del mezzo per diletto o per allenamento oltre i confini del proprio territorio di domicilio, abitazione o residenza.
In caso di sportivi, professionisti o non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal CONI e dalle rispettive Federazioni, in vista della loro partecipazione ai giochi olimpici o a manifestazioni nazionali o internazionali, sono utilizzabili gli impianti sportivi a porte chiuse per le sedute di allenamento. È consentito esclusivamente lo svolgimento degli eventi e delle competizioni sportive organizzati da organismi sportivi internazionali, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse, ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico.