L’amicizia e la passione vanno oltre la paura per il Coronavirus. Storie da quarantena quelle che nascono in questi giorni e vanno a consolidare i rapporti nati sulle strade ciclistiche.
Ospedale di Vittorio Veneto, reparto in isolamento. In una delle camere dei contagiati da Coronavirus ci sono Luciano Rui, team manager della Zalf Euromobil Désirée Fior, Gianfranco Carlet, storico organizzatore del Giro del Belvedere e Simone Valvasori, 50 anni, poliziotto motociclista del distaccamento della Polstrada di Vittorio Veneto, motostaffetta al Giro del Belvedere e al Giro d’Italia donne.
Insomma un terzetto ciclistico, unito da una sola grande passione, le due ruote, capace di tenere alto il morale all’intero reparto infettivi dell’ospedale San Martino. Il peggio ormai sembra passato e nei prossimi giorni, dopo il quinto tampone di verifica di negatività dovrebbe anche essere il momento della “liberazione” per Gianfranco Carlet, che non sta in se dalla gioia e racconta, con grande commozione, attraverso alcuni vocali, dal cellulare di Luciano Rui la sua esperienza: “Saluto tutti gli amici, specialmente quelli del mondo del ciclismo e grazie per potervi raccontare quanto ho vissuto in questi giorni. Qui noi tutto bene, siamo tre mattacchioni e per fortuna io sono il primo in dirittura d’arrivo. Dai test che farò in due giorni, se risulto negativo, potrò finalmente uscire e tornare a casa. Comunque abbiamo patito le pene dell’inferno i primi giorni. Però adesso, grazie ai medici e anche grazie alle belle infermiere, lasciatemi pure scherzare adesso che ho quasi superato il calvario, ci siamo tirati su il morale. Se va tutto bene sarò tra i primi, se va bene, ad uscire guarito da questo ospedale” dice con voce rotta dall’emozione “e usciremo più forti di prima”.
Luciano Rui sta combattendo con forza il virus: “Oggi è il quinto giorno da venerdì che sono ricoverato e sono sempre qui in isolamento. I primi giorni li ho affrontati con con l’ossigeno, sempre con le flebo, medicinali vari, antibiotici e cure sperimentali. Forse anche con me i sanitari hanno preso la strada giusta e ogni giorno si migliora. Qui siamo chiusi in quarantena e io ho la fortuna di essere in tre in camera, io, Carlet, l’organizzatore della corsa del Belvedere e Simone Vavassori, un poliziotto motociclista che segue le corse del ciclismo. Infatti ci definiamo il trio del ciclismo e questa cosa ci piace. Certo l’isolamento è isolamento, il mondo è fuori e non sappiamo nulla di ciò che accade perché non possiamo vedere nessuno eccetto tenerci in contatto tramite i social e internet. Comunque devo inviare un grande applauso a tutti i sanitari. Ci trattano bene, sono tutti fenomenali, le terapie innovative alle quali ci stanno sottoponendo sin dal primo giorno stanno funzionando e stiamo reagendo bene. Il consiglio che continuo a dare a tutti è di rimanere in casa, tutti, state a casa non fomentate e aumentate questo problema che è un problema grande . Qui sono tutti eccezionali, i dottori e e le infermiere tutte giovani e belle” scherza anche Rui “Sono tutti disponbili, e li ringraziamo tutti per quello che stanno facendo per la popolazione. Noi tre teniamo alto lo spirito, siamo tre sportivi, siamo ancora in salita ma pronti a scollinare e ce la faremo”.
E intanto Rui e Carlet, gli “anziani” della stanza si coccolano il giovane poliziotto, Simone Vavassori, cinquantenne, pronti a raccontargli le loro imprese ciclistiche, da ex corridore e diesse Rui e da organizzatore Carlet, pronti a scattare con la nuova stagione ciclistica, insegnandogli i trucchi delle gare quando sarà di nuovo in sella come motostaffetta davanti al gruppo dei corridori.