Sandro e Andrea sono due gemelli omozigoti di 48 anni. Erano ancora bambini, alle scuole elementari, quando, a causa di una malattia, persero gradualmente la vista, sino a diventare ipovedenti. Una adolescenza difficile, privati della vista ma con i ricordi rimasti impressi nella mente della loro prima biciclettina. Erano piccolini e scorrazzavano per le vie del centro di Treviso, dove abitano, pieni di allegria in sella alla due ruote poi gradualmente il loro mondo perse i colori, le forme, la luce. E Sandro e Andrea piombarono nell’oscurità.
Uno dei due gemelli Zanibellato riesce ancora a distinguere piccoli flash di luce, ma nulla di più. E dopo la perdita della vista inizia il lungo percorso nel mondo della cecità, dell’apprendere il mondo attraverso i sensi, l’udito e il tocco delle mani. Ma il fruscio delle ruote di bicicletta è rimasto sempre nel loro cuore. Mamma Agnese, 78 anni, vedova da almeno dieci, li segue in ogni loro attività ormai da uomini. Sandro lavora come centralista al Ca’ Foncello Andrea fa lo stesso lavoro all’Inps di Treviso, a pochi passi da casa. E poi un giorno riscoprirono la bicicletta.
“Si sono avvicinati alla nostra società – racconta Mauro Paulon, responsabile del settore paraolimpici della Doplà, società di ciclismo di Dosson e loro guida – poco più di due anni fa. Sono del 1974. E dopo quarant’anni sono tornati in sella all’amata bicicletta con trasporto e passione. Siamo stati contattati grazie ad altro conoscente ipovedente che si allena e fa le gare in tandem, sempre trevigiano, attraverso le associazioni che curano il mondo della cecità. Ad Andrea e Sandro abbiamo parlato del nostro settore e si sono subito entusiasmati”.
Quindi gareggiano con il tandem: “Li abbiamo gradualmente abituati alle uscite in bicicletta utilizzando un tandem adatto alla città, una city-byke apposita e se ne sono innamorati subito. Le prime pedalate duravano solo pochi chilometri e ploi via via abbiamo aumentato uscite e chilometraggi. Sino a farli salire a bordo dei tandem da corsa veri e propri. Biciclette che misurano in lunghezza circa due metri e venti, due metri e mezzo. Un ingombro non da poco sulla strada. Ci alterniamo con altri cicloamatori alla guida del tandem per portarli fuori in allenamento. Anche la pluri-campionessa Lucia Pizzolotto li segue da tempo. Ma adesso siamo fermi e loro scalpitano per poter uscire e assaporare la brezza e le emozioni che dona la bicicletta. Vivono per il tandem ormai”.
Ma siete bloccati dal Covid-19 e da tutte le prescrizioni che hanno messo allo sport?
“Esattamente – conferma Mauro Paulon- Sono fermi da tre mesi ormai. E pensare che Andrea e Sandro non temono pioggia, sole, freddo e quando sono in bicicletta si sentono vivi. Il problema è che, per chi esce, in bici, per il momento, deve tenere le distanze di sicurezza di un metro e mezzo da un altro ciclista. Ma nel tandem per disabili ipovedenti non è possibile. Primo perché a guidare il tandem non c’è un parente e secondo perché per mantenere le distanze di sicurezza si dovrebbe costruire un tandem di oltre cinque metri. Lungo quanto un camion rimorchio. Una follia. Andrea e Sandro mi chiamano ogni giorno per avere novità, se qualche DPCM legato allo sport li possa favorire. Anzi lanciamo un appello al Ministro dello Sport affinché intervenga per favorire anche la disabilità nello sport. Il ciclismo paraolimpico va sulle strade, quello per ipovedenti ha maggiori complessità. Per questi due gemelli la bicicletta è diventata vita. Si allenano in casa con la cyclette, abitano al secondo piano in centro storico e usano le scale come zona di allenamento. Ma loro vogliono uscire. Negli ultimi due anni abbiamo partecipato con discreto successo a Darfo Boario Terme e Bassano ai campionati italiani su strada, di ciclismo paraolimpico nella loro specialità. E vogliono tornare a gareggiare. Ma quanto prima ad allenarci. Chiediamo un aiuto e che venga ascoltata anche la voce della disabilità”.