Che la quarantena abbia portato poco consiglio è ormai un dato certo. La riapertura del dopo Covid-19 ha interessato bar e locali ma non ha ancora dato certezze al mondo dello sport e a quello della scuola. E’ questa l’immagine di un Paese che sembra andare contromano e imboccare spesso la strada sbagliata.
Ci si lamenta della ripresa più o meno incontrollata della movida ma non si pensa alle alternative da offrire ai nostri ragazzi. Una situazione frustrante per genitori, allenatori e società sportive che continuano vedere rinviati a data da destinarsi eventi, appuntamenti ed impegni di ogni tipo.
Il Coronavirus non fa differenze e, allora, la differenza dovremmo farla noi. Una compagnia riunita attorno ad un tavolino o con il bicchiere in mano che fa bisboccia tra musica e alcol rischia il contagio tanto quanto (se non molto di più…) un gruppetto di corridori che si allenano sulla strada o nei velodromi.
Per i primi, però, si sono spese pagine e pagine di normativa e ora si sta persino pensando di istituire la figura dei controllori civici. Per chi fa sport e va in bicicletta, invece, restano le responsabilità, i punti di domanda e le incertezze di un piano ancora tutto da scrivere.
In un momento così tragico e difficile sarebbe bene che non tutto si piegasse al dio denaro, ma che si cogliesse l’occasione per riscrivere le regole e per dare vita ad una società basata sul benessere di tutti e non sugli interessi di pochi.
Lo sport come modello di vita per una ripartenza positiva, non come peso da sopportare. Un valore da promuovere e diffondere ben prima di pensare a Spritz e Prosecco…