Lui il Coronavirus lo ha guardato dritto negli occhi e, nemmeno questa, volta ha abbassato lo sguardo. Luciano Rui, classe 1958, è uno dei tecnici di maggior esperienza del ciclismo italiano. Ricoverato a metà marzo all’Ospedale di Vittorio Veneto, è tra coloro che sono riusciti a sconfiggere il Covid-19: “E’ stata una esperienza che mi ha temprato e mi ha fatto riscoprire i valori importanti della vita. Quando ti trovi da solo a lottare per la vita ti senti fragile, sembra che tutto possa finire da un momento all’altro. Ma i ciclisti sanno che non ci si può arrendere dopo la prima salita e grazie all’aiuto di medici, infermieri e operatori straordinari sono riuscito ad uscirne”.
Dopo essere stato professionista e aver superato la soglia delle 1000 vittorie da direttore sportivo in ammiraglia Zalf, racconta di essere pure tornato in sella: “Dovendo seguire l’attività del team erano anni che non trovavo il tempo per pedalare per conto mio. Ho ricominciato a farlo nelle scorse settimane per puro piacere. Mi diverte molto e mi aiuta a pensare nonostante abbia ritrovato anche il male al sedere!”
Questa avrebbe dovuto essere la sua trentesima stagione alla guida della Zalf Euromobil Désirée Fior: iniziata con due successi e interrotta a causa del Coronavirus. Si ripartirà?
“Sono fiducioso credo che dopo il calcio, gradualmente, anche il ciclismo potrà tornare alla normalità”.
Come stanno reagendo gli atleti?
“I corridori sono tra coloro che hanno sofferto di più il lockdown. Siamo in contatto costante con loro, si stanno allenando regolarmente su strada in maniera individuale e scalpitano per tornare a correre”.
Quando torneremo a vedere una gara sulle strade italiane?
“C’è un gruppo di lavoro che sta mettendo in cantiere alcune gare in Romagna per il mese di luglio. Se il progetto andasse in porto si correrebbe da metà luglio fino a fine ottobre: si tratterebbe di uno scorcio di stagione fondamentale per dare continuità all’attività delle nostre società”.
Cosa manca ancora per tornare a correre?
“Manca un protocollo che detti delle regole certe per le competizioni ciclistiche. Abbiamo bisogno di sapere quanto prima se i corridori potranno stare in gruppo e a quali condizioni. Senza queste direttive, purtroppo, non si può concretizzare una vera ripartenza. Da parte nostra stiamo facendo tutto il possibile per farci trovare pronti, ci aspettiamo che anche il Governo faccia la sua parte”.
Quali obiettivi sta preparando la Zalf?
“La stagione era iniziata nel migliore dei modi con le due vittorie di Zanoncello. Abbiamo un gruppo esperto e molto coeso. Obiettivi? Si ripartirà da Poggiana il 9 agosto, poi il Giro del Veneto per preparare al meglio il Giro d’Italia Under 23. A settembre e ottobre correremo tutte le grandi classiche come il Palio del Recioto, San Vendemiano, la Vicenza-Bionde e la Popolarissima. Insomma, la voglia di mettersi in luce sarà talmente tanta che vorremo fare bene su ogni traguardo”.
E se invece il 2020 dovesse trascorrere come un anno bianco?
“In quel caso sarebbe un grosso problema per tutto il mondo del ciclismo. In primis gli atleti perderebbero un’intera stagione con ricadute atletiche ed economiche. Poi per le società sportive ci sarebbe una grave perdita di credibilità nei confronti degli sponsor: tante aziende già messe a dura prova dal lockdown potrebbero decidere di non impegnarsi più a sostegno dello sport e questo ci farebbe perdere inevitabilmente un altro pezzo importante del nostro mondo. Ma voglio guardare avanti con fiducia: facciamo il possibile per ripartire tutti insieme nei prossimi mesi e tutto andrà meglio”.