Domani in Slovenia riapre i battenti il mondo del ciclismo: a Ljubljana, infatti, si correrà una kermesse dedicata a Tadej Pogacar e aperta a tutte le categorie con i professionisti che si confronteranno sulla distanza di una quarantina di chilometri cui seguirà, domenica, il campionato nazionale.
Al via ci saranno i professionisti sloveni, alcuni italiani e altri austriaci; un appuntamento, quello di Ljubljana, al quale anche molte formazioni italiane ambivano partecipare per rimettere in moto la propria attività e per dare una iniezione di entusiasmo ed adrenalina ai propri ragazzi. Per loro, però, è arrivata nei giorni scorsi una clamorosa doccia fredda direttamente dalla FCI che, di fatto, ha vietato alle società italiane di partecipare alle gare svolte all’estero almeno sino al prossimo 30 giugno.
Una decisione che, proprio mentre il resto del mondo del pedale riparte e cerca di tornare alla normalità, rende di fatto prigioniere dei confini italiani le società azzurre.
Si tratta però di una discutibile applicazione estensiva della delibera presidenziale numero 40 del 2020, ad opera degli uffici federali della Struttura Tecnica. La delibera firmata dal presidente Renato Di Rocco, infatti, sospende “tutte le gare di tutte le specialità e categorie del calendario FCI fino al 30 giugno 2020”.
E’ evidente però che le gare che si svolgono all’estero non vengono realizzate sotto l’egida della Federazione Ciclistica Italiana e che, dopo la riapertura delle frontiere, non vi è alcun valido divieto che possa impedire alle società italiane di spostarsi all’estero per gareggiare.
Viene da chiedersi dunque in che direzione sta andando la FCI?
Dopo mesi di stop forzato non vi sono ancora i tanto attesi protocolli organizzativi, non c’è una data certa per la ripresa delle attività agonistiche e non ci sono indicazioni sui comportamenti che i team dovranno seguire. A tutto questo si somma da oggi anche il divieto di recarsi all’estero per gareggiare… come se l’Italia delle due ruote dovesse forzatamente restare ferma al palo mentre il resto del mondo già si proietta verso la ripartenza.