Il 25 giugno è passato e nulla è stato ancora deciso. Una fumata grigia, quella uscita dall’incontro tra i vertici del Ministero dello Sport e il Ministero della Salute, che ha il sapore dell’ammutinamento.
A tenere il punto, prolungando la chiusura alla ripresa dello sport italiano, per ora ancora a tempo indeterminato, è stato Roberto Speranza che in questi giorni, anche alla luce dei nuovi focolai rilevati in diverse parti d’Italia, continua a predicare pazienza e prudenza.
MURO CONTRO MURO – Una situazione che mette in forte difficoltà il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora che nella tarda serata di ieri ha dichiarato: “Da giorni vediamo persone che giocano nelle piazze, nelle strade, sulle spiagge e nei parchi pubblici: ritengo più giusto e più sicuro giocare nei centri sportivi seguendo le regole previste dalle Regioni. Resta fondamentale il parere dei medici, ma non si può ignorare il contesto: il Governo ha il dovere di assumersi la piena responsabilità di ogni decisione”.
Per tentare di sbrogliare politicamente la matassa, Spadafora ha rilanciato la questione ponendola all’attenzione del Presidente del Consiglio, invitandolo ad esprimersi sulla ripartenza dello sport in Italia.
Una iniziativa, quella di Spadafora, che però rischia di arenarsi sul tavolo del Consiglio dei Ministri dove le questioni relative ad economia e scuola al momento appaiono ben più urgenti: “Ho scritto al Presidente Giuseppe Conte e al Ministro Roberto Speranza: so bene quanto importante sia il rispetto delle norme di distanziamento fisico, ma non credo si possa prescindere dall’osservazione empirica di quanto accade sotto i nostri occhi.
Diventa sempre più difficile spiegare il motivo di posizioni del tutto intransigenti e, nello specifico, dell’impossibilita di individuare soluzioni e percorsi che, a certe condizioni, possano consentire la ripresa degli sport di contatto e soprattutto delle attività sportive amatoriali” ha proseguito Spadafora. “L’attuale situazione sta determinando un duplice effetto negativo: da un lato, migliaia di Associazioni sportive dilettantistiche e Società sportive dilettantistiche sono costrette a cessare le proprie attività e a licenziare di fatto i propri collaboratori; dall’altro, gli sforzi sinora compiuti rischiano di essere seriamente compromessi. Per altro verso, non può sfuggire che le risorse messe a disposizione per il sostegno al mondo delle ASD e le SSD non siano pienamente sufficienti a soddisfare tutti i bisogni che, nei prossimi mesi, potrebbero accrescersi. Le valutazioni non spettano esclusivamente al CTS ma al Governo, nella piena assunzione delle proprie responsabilità e tenendo conto del contesto generale” ha concluso Spadafora mentre alcuna reazione è arrivata da Roberto Speranza.
SI VA VERSO UN 2020 BIANCO – Le belle parole di Spadafora, come quelle espresse in occasione dell’incontro con i vertici del ciclismo, purtroppo, valgono poco in un momento di drammatica incertezza nel quale, a decidere, sono tecnici, Ministro della Salute e Presidenza del Consiglio.
Per tutti gli sport il ritorno alla normalità è ancora una volta rinviato e, soprattutto, slitta il termine per capire a quali condizioni e con quali prescrizioni e responsabilità si potrebbero allestire manifestazioni sportive piccole e grandi nel nostro Paese: dal Giro d’Italia all’ultima delle kermesse per giovanissimi non resta che attendere anche se l’ennesimo rinvio delle aspettative per il mondo delle due ruote ha il forte sapore dell’abbandono. Se anche la decisione del Governo riguardo alla ripartenza dello sport, infatti, dovesse arrivare in maniera definitiva nelle prossime due settimane (scenario più che ottimistico al momento) ci si ritroverebbe a ridosso del mese di agosto con un nuovo protocollo da applicare in tempi da record, responsabilità tutte da chiarire e autorizzazioni da richiedere in deroga a tutti i termini prescritti dalle normative vigenti.
Se poi, invece, il Governo dovesse prendersi ulteriore tempo per decidere, si rischierebbe di arrivare dopo la pausa ferragostana e, in quel caso, i punti interrogativi sulla effettiva convenienza di riprendere l’attività per appena due mesi di gare sarebbero davvero molti, specie per le categorie giovanili che si troverebbero a fare i conti anche con la concomitante ripresa della scuola.