I tre, anzi quattro volti di una vittoria e di una sconfitta. Il mondiale è terminato da pochi minuti. Ci siamo commossi nel vedere le lacrime di Julian Alaphilippe prima di essere vestito dei colori dell’iride. Lacrime di gioia ma anche di tristezza per la perdita recente del padre. Termina la cerimonia protocollare con i primi tre corridori sul podio mondiale e ognuno si avvia ai box delle proprie nazionali.
AZZURRI SENZA SORRISI – Termina la corsa mondiale e ogni squadra si prepara per lasciare l’autodromo di Imola. C’è chi abbandona centinaia di borracce nuove vicino ai bidoni (e raccolte faranno la felicità di qualche squadra giovanile), si caricano in fretta e furia le biciclette. Gli ultimi preparativi con i corridori, per chi si divide, tornando in seno al proprio team, tra Giro d’Italia e le ultime classiche del Nord rinviate dalla primavera all’autunno. Nei capannelli dei team leggi i volti della vittoria o della sconfitta.
Nel gruppo azzurro dell’Italia (il più folto) si parla a lungo, e sono numerose le persone dello staff azzurro che indugiano ai mezzi. Sul volto l’amarezza di un mondiale che avrebbe voluto essere tutto firmato Italia. Ma ci si deve accontentare, si fa per dire, dell’impresa storica e incredibile di Filippo Ganna a cronometro e del terzo posto di Elisa Longo Borghini e della sua volata ai limiti della squalifica. La tattica di gara ha regalato il solo decimo posto di Caruso. Se non era sbagliata la tattica erano sicuramente sbagliati gran parte degli uomini. A onor del vero sono mancate, causa cadute e problematiche varie, delle pedine fondamentali per Cassani. Ma di sicuro c’erano giovani promettenti ai quali far assaggiare il tracciato iridato.
LA FESTA SLOVENA – La pioggia battente aumenta la tristezza della chiusura di questo mondiale. Un senso quasi di smarrimento dopo cinque giorni vissuti (nonstante il Covid) in una atmosfera festosa. Chi non si perde d’animo e festeggia ugualmente sono gli sloveni. Uno sparuto gruppo di tifosi si avvicinano alla nazionale slovena con Pogacar e Roglic e si fa immortalare con i big che hanno movimentato e anche conquistato il Tour de France. E dato animo e grinta al finale di questo mondiale sulle colline di Imola con il tentativo di Pogacar, in splendida forma iridata a cercare di conquistare anche questa maglia. Si è uno sparuto gruppo di tifosi perché gli abitanti della Slovenia sono poco più di due milioni di abitanti, appena appena sopra agli abitanti del Friuli Venezia Giulia. Ma il loro sistema sportivo è assolutamente invidiabile. Poi non lamentiamoci se da lì escono i campioni e noi ci dobbiamo ancora ricordare della vittoria mondiale di Adorni. Pioggia o non pioggia, medaglia o non medaglia loro festeggiano ugualmente. Hanno già vinto così.
FUSCELLI E UOMINI DI PESO – Mentre di soppiatto osserviamo i team nazionali, ecco che arriva Wout Van Aert. Uno dei corridori più forti al mondo. Sguardo amareggiato, ancora in pantaloncini e maglietta con le insegne del Belgio, calzini bianchi e ciabatte. Parlotta con persone dello staff belga mentre noi fingiamo di raccogliere borracce. Ovviamente la lingua belga non è di facile interpretazione. Ma bastano gesti e sguardi per capire quanto sia nervoso, arrabbiato, amareggiato uno degli uomini più forti al mondo. Si lascia fotografare al volo. Poi sale sul camperone del Belgio, lungo oltre misura (in Italia avrebbe difficoltà di omologazione) e sotto la pioggia se ne va triste. Battuto due volte, a cronometro da Ganna e su strada da Alaphilippe. Dove sarà stato lo sbaglio? Ganna, pesantissimo, lo ha stracciato, lui un fuscello rispetto all’azzurro. Alaphilippe un fuscello rispetto a lui, pesante nell’ultima salita.
LA GIOIA DI LOULOU – Caro amico belga, non si può sempre vincere tutto nella vita. Mentre il camper del Belgio lascia l’autodromo sentiamo applausi, urla, battere le mani. E’ qui la festa? Ci spostiamo di un paio di metri e i mezzi della nazionale francese sono ancora all’interno dei box. Ci avviciniamo e ci troviamo Julian Alaphilippe che balla, esulta con alcuni amici e lo staff francese. Allegro, un guascone e con la sfrontatezza di gitano ci fa segno di entrare di partecipare alla festa. Abbraccia tutti, è allegro e in francese ci chiede di fare un selfie. Lui è il nuovo campione del mondo. Se lo merita. Finalmente un iride a chi è vero campione. Oltre ad essere corridore e persona fuori dagli schemi.
Bravo Lou Lou. Noi siamo contenti. E intanto, 12 ore dopo il Mondiale, ci sono già nugoli di cicloamatori a provare il tracciato e a sentirsi tanto Lou Lou.