Sarà un 2020 ricco di cambiamenti per la Zalf Euromobil Désirée Fior: la formazione trevigiana che si appresta ad affrontare il salto tra le continental, infatti, dovrà fare i conti anche con un importante cambio generazionale all’interno del proprio staff.
Luciano Rui storico direttore sportivo che ha guidato la società bianco-rosso-verde ad ottenere più di 1000 successi, dopo trentacinque anni, scende dall’ammiraglia e si siede sulla scrivania del team manager. Una scelta clamorosa per il tecnico classe 1958, dettata da diversi fattori. “Ho trascorso più della metà della mia vita prima in sella ad una bicicletta e poi sul sedile di una ammiraglia. Rimango al fianco della famiglia Fior e Lucchetta, che sono diventate a tutti gli effetti la mia seconda famiglia ma senza le responsabilità dei corridori che avevo prima”.
Cosa l’ha portato a fare questa scelta?
“Preferisco dare spazio anche ai giovani. Trentacinque anni da diesse e gli ultimi trenta in Zalf sono davvero tanti. Penso di essere tra i pochi diesse in Italia ad aver resistito così tanto e sempre con gli stessi sponsor, eccetto i primi cinque anni con l’MG Boys. Se posso fare una battuta, o sono stati più bravi loro a tenermi o più bravo io a rimanere. In trent’anni il ciclismo è cambiato dal giorno alla notte”.
Quando ha iniziato, a 28 anni, dopo aver fatto il corridore, era quasi coetaneo dei suoi atleti…
“Il ciclismo è cambiato, verissimo. Nei primi anni di questo lavoro era decisamente più corta la forbice tra me e i corridori. Mi consideravo un tecnico e gli atleti erano amici anche fuori dalle corse. Con i più giovani avevo solo sei anni di differenza. Poi sono via via diventato un punto di riferimento per gli atleti come persona, successivamente un padre e negli ultimi anni un nonno rompiscatole. È cambiato il mondo, il modo di correre, gli atleti stessi e il ciclismo”.
Quali gli atleti che ricorda con maggiore affetto?
“Ho avuto atleti dei tutti i tipi, di grande classe come Pontoni. Con lui ho vinto al Nord il Superprestige. E ancora Figueras che mi ha vinto mondiali di tutti i tipi e corse di importanza internazionale. Poi ho lavorato con il cavallo pazzo del ciclismo, Alessandro Bertolini che per scommessa un anno con Fior e Lucchetta ha vinto in quattro giorni tutte di fila Il Giro del Belvedere, Negrar e il Trofeo Liberazione. E ancora atleti come Ivan Basso, non fortissimi ma convinti e assidui. Ho avuto tanti ragazzi di alta classe e quelli meno forti invece sopperivano ad alcune carenze atletiche con la volontà di battere i più forti, ma sempre una squadra competitiva. E anche tanti corridori scarsi che però nel lavoro si sono affermati nella vita e nel lavoro”.
Sotto la sua direzione Zalf è diventata sinonimo di ciclismo…
“Nel Nord-Est siamo stati per trent’anni il punto di richiamo del mondo delle due ruote. E tutto questo lo dobbiamo alla passione immensa di Egidio Fior e della famiglia Lucchetta. Solo Pellizotti e Tosatto sono gli unici a non aver corso con noi, tutto il resto è transitato in Zalf anche solo per un anno o pochi mesi. Egidio e i fratelli Lucchetta mi hanno sempre sostenuto in ogni mia scelta e aver loro sempre alle spalle è stata una garazian. Quasi un matrimonio. Mai nessun disguido. Fedele sempre, mai avuto ripensamenti”.
Però ora lascia…
“Come in tutte le cose, quando si arriva ad una certa età e la proprietà decide per dei cambiamenti, una persona intelligente non li contesta: o sposa in pieno il nuovo progetto o si allontana. Chiariamo però: rimango con piacere nell’organico dirigenziale, nello staff tra sponsor e squadra, ma sono fuori dal reparto tecnico e sportivo. Scendo dall’ammiraglia, consapevole di aver sempre datomi massimo. Il mio posto sarà dietro una scrivania, mantengo il rapporto con gli sponsor e la nuova gestione tecnica fatta da Ilario Contessa e Gianni Faresin. Decideranno loro due sull’attività della squadra, sulla gestione degli atleti e sulle corse alle quali partecipare. Io sarò una sorta di trait d’union tra la famiglia Lucchetta e Fior, i vari sponsor e il gruppo corse. Andrò alle gare ma in modo molto più blando, lascio fare ai giovani, con idee nuove e motivazioni differenti dalle mie. Affrontare la nuova stagione 2021 con una continental ci vuole davvero forza e motivazione. Dopo 35 anni, ribadisco, non ho più la forza di quando ne avevo 28 anni. Lavorare con i ragazzi di vent’anni adesso non è semplice. E’ cambiata la loro mentalità e la loro gestione. Un tempo ascoltavano i consigli e ci si confrontava, ora arrivano già preparati in tutto grazie a internet e al mondo globalizzato. Si arrivano a conoscere realtà un tempo per noi impensabili. A 62 anni bisogna rimanere sempre al passo con i tempi e sinceramente faccio un po’ fatica. E’ giusto che vadano avanti anche tecnici giovani e preparati. Gianni Faresin è molto bravo come allenatore l’ho voluto di nuovo nel gruppo e l’ho avuto per quasi 15 anni in ammiraglia con me mentre Ilario Contessa si sa rapportare bene con i ragazzi. Vedremo i risultati”