E’ trascorso quasi un anno dalla Assemblea Nazionale di Roma che ha decretato l’elezione di Cordiano Dagnoni e del nuovo Consiglio Federale e anche la vicenda giudiziaria legata alla validità di questa assemblea è giunta al termine.
Dopo tre gradi di giudizio (Tribunale FCI, Corte d’Appello FCI e Collegio di Garanzia CONI) i ricorrenti Angelo Francini e Filippo Borrione hanno deciso di non impugnare davanti al TAR il rigetto del proprio ricorso.
Un ricorso che era motivato dall’applicazione del sistema del “ballottaggio” per l’elezione del presidente FCI che non è previsto dallo Statuto FCI. A scoraggiare i due ricorrenti è stato il fatto che il Collegio di Garanzia del CONI, una volta emesso il rigetto, non ha più provveduto a pubblicare le motivazioni della propria decisione.
A darne comunicazione è stato Silvio Martinello, candidato presidente, che, pur essendo estraneo al ricorso, ha seguito la vicenda chiedendo a Francini e Borrione di fermarsi: “Ci sono voluti 11 mesi per terminare il cammino della giustizia sportiva, 14-15 mesi per l’iter della giustizia ordinaria. La decisione finale spetta ovviamente ai ricorrenti che dimostrano senso di responsabilità. In gioco c’è il momento complicatissimo del movimento ciclistico nazionale; società che non riescono ad andare avanti, tesserati in calo, una crisi economica che continua a mordere e contestualmente un Consiglio Federale che sembra non accorgersi cosa accade alla base (parlo anche di Comitati Regionali e Comitati Provinciali) e delle grandi difficoltà che la stanno minando” ha scritto Martinello sulla propria pagina Facebook. “Ho comunque chiesto a entrambi di fermarsi, i tempi avrebbero portato il movimento a dover pensare di tornare in assemblea alla metà del 2023, una eventualità da evitare, che deve far riflettere e superare qualsiasi divisione per il bene comune. C’è uno Statuto a cui mettere mano, un passaggio che dovrebbe essere condiviso e valutato con ogni componente. Diciamoci chiaramente che la gestione politica, fino ad ora, non ha evidenziato un “particolare talento” e nemmeno una sufficiente capacità propositiva. La decisione di Borrione e Francini, cioè fermarsi con il ricorso, va proprio in questa direzione e per il loro gesto li ringrazio pubblicamente. Auspico che il segnale venga recepito, nel solo interesse di un movimento che necessità di essere aiutato ad uscire dalle sabbie mobili in cui da tempo è bloccato. Servono in fretta progetti seri che aiutino la base ad allargarsi, a coinvolgere i giovani, a valorizzare il loro talento, a farli crescere” ha concluso Martinello.