Nel corso della ormai tradizionale diretta di Lello Ferrara del lunedì, Renat Khamidulin, general manager della Gazprom Rusvelo non le ha mandate a dire chiarendo definitivamente la posizione del team russo.
“Abbiamo una squadra funzionante, abbiamo uno staff competente, abbiamo vinto e siamo competitivi. Questa è la base per una proposta per uno sponsor potenziale che potrebbe essere interessato. Abbiamo fatto un meeting con tutta la squadra oggi e ho detto che ci diamo tempo fino al 27 marzo; se non troviamo soluzione chiuderemo la squadra. Facciamo il nostro massimo, io spero molto di poter raddrizzare la situazione ma se non ci saranno alternative chiuderemo” sentenzia Khamidulin.
Il manager russo ha chiarito anche alcuni importanti retroscena riguardanti i rapporti con l’UCI: “L’UCI mi ha detto che c’erano due cose che non andavano bene nel nostro team: lo sponsor Gazprom, anche se è una delle poche aziende che non è stata sanzionata fino ad oggi, e poi la dicitura Rusvelo, perchè richiama Russia nel nome. Io ho spiegato che la nostra squadra ha sede principale in Italia, la società di gestione ha sede in Svizzera, la ditta che ci sponsorizza è Gazprom Germania. Tutti i rapporti sono tra società europee. Abbiamo proposto di correre con una maglia bianca o con un messaggio di pace ma tutto questo non è bastato”.
Nel mirino di Khamidulin ci sono i vertici del ciclismo mondiale che non hanno tutelato un team che avrebbe avuto tutte le carte in regola per proseguire la propria attività: “Il 1° marzo alle ore 18 è arrivata una mail dove mi veniva comunicato che mi avrebbero tolto la licenza Professional con la motivazione che la nostra squadra poteva arrecare un danno di immagine al ciclismo. Ci hanno chiesto di garantire che i nostri soldi non arrivassero dalla Russia. Era una cosa impossibile da fare in un giorno ma ora ci stiamo attivando”.
Questa situazione ha aperto però la porta ad una serie di ragionamenti su cui Khamidulin ha richiamato l’attenzione: “Questa decisione dell’UCI mi ha fatto capire che noi team non abbiamo alcuna forza per difenderci dalle decisioni dell’UCI. Serve assolutamente un sindacato forte che sia in grado di difendere gli interessi delle squadre come avviene ad esempio nell’hockey americano o in altri sport. Invece noi abbiamo scritto all’UCI e non abbiamo nemmeno ricevuto una risposta. Io credo che se sono là per decidere devono assumersi le proprie responsabilità e, soprattutto, devono rispondere. Parliamoci chiaro: siamo noi che diamo da mangiare all’UCI”.
A rincarare la dose ci ha pensato poi Riccardo Magrini che per dare coraggio a Khamidulin ha ricordato la nascita del team Mapei: “Anche quella volta Mapei entrò nel ciclismo per salvare una squadra che stava saltando. Certo era un altro ciclismo però credo che se qualcuno ha la possibilità di investire dovrebbe coglierla al volo. Qui c’è una squadra pronta e competitiva che meriterebbe di poter proseguire la propria attività”.