Si è svolta mercoledì a Milano l’Assemblea della Lega del Ciclismo Professionistico. Una assemblea, quella che aveva all’ordine del giorno l’approvazione del bilancio 2021, che non ha lesinato polemiche e colpi di scena. Dopo l’approvazione del consuntivo, chiuso in positivo dal presidente Enzo Ghigo, infatti, si è consumata una discussione che era tanto attesa quanto prevedibile e preparata da tutte le forze in campo.
DIMISSIONI IN BLOCCO – I quattro consiglieri che componevano il direttivo della Lega, infatti, hanno rassegnato le proprie dimissioni aprendo ufficialmente la crisi dell’organo direttivo del ciclismo professionistico italiano che riunisce sotto lo stesso tetto organizzatori, team e tecnici.
Dimissioni annunciate e previste, se non addirittura pilotate dai dirigenti della FCI, intenzionati a dare un nuovo corso alla Lega del Ciclismo Professionistico: ora per la Lega si apre una nuova fase con le nuove elezioni che saranno fissate entro i prossimi 40 giorni per decidere chi dovrà essere il nuovo presidente e quali saranno i nuovi componenti del direttivo.
Un ente, la Lega del Ciclismo Professionistico, su cui si erano ventilate diverse ipotesi negli ultimi mesi. Inizialmente il Presidente Cordiano Dagnoni aveva fatto intendere che avrebbe voluto azzerare completamente l’ente per incamerare, come FCI, tutte le competenze oggi in capo alla Lega. Poi, evidentemente, è prevalsa la linea più morbida che porterà a designare un nuovo direttivo con l’intento di dare maggior impulso all’azione della stessa Lega.
Si chiude così la parentesi che ha visto Enzo Ghigo presiedere la Lega del Ciclismo Professionistico senza però riuscire ad incidere significativamente nè sull’andamento del professionismo italiano nè sulla qualità delle organizzazioni, lasciando irrisolto (per non dire nel caos) il problema legato ai diritti televisivi.
SCONTRO SU WORLD TOUR, JUNIORES E NAZIONALE – Tutto come previsto e assemblea quindi tranquilla? Nemmeno per sogno. Ci ha pensato Bruno Reverberi, team manager della Bardiani CSF Faizanè, a scaldare la discussione. E’ toccato al decano dei tecnici italiani snocciolare alcuni problemi concreti che hanno visto anche il suo team coinvolto in prima linea in questi mesi.
“Continuate a ripetere che il problema del ciclismo italiano è l’assenza di una squadra World Tour. Vi dico che, invece, il vero problema del nostro ciclismo è che non mettiamo più bambini in bicicletta e questo succede perchè mancano le società di base. Se una regione come l’Emilia Romagna si è ridotta ad avere solo un paio di formazioni Elite-U23 significa che non c’è più la forza per far crescere i nostri giovani” ha tuonato Reverberi che poi è entrato a gamba tesa anche su due nervi scoperti del ciclismo italiano: il passaggio al professionismo degli juniores e la presenza della nazionale italiana negli eventi del calendario tricolore.
“Ma vi pare possibile che uno juniores possa passare tranquillamente in una World Tour all’estero mentre non può venire in una Professional? Questa è una assurdità che non accettiamo” ha aggiunto Reverberi che, riguardo alla nazionale ha rilanciato: “Non ritengo corretto che la nazionale venga a vincere schierando atleti maturi tesserati per società estere. E’ come se la Salernitana dovesse giocarsi la salvezza giocando sempre contro la nazionale di Mancini. Noi come team abbiamo bisogno di fare bene nelle corse del calendario italiano ma se siamo costretti a scontrarci con la nazionale composta da atleti World Tour non riusciremo mai a centrare la vittoria. Quanto si è visto in Sicilia è stato scandaloso: è da anni che la Bardiani e le altre formazioni professional italiane non vincono una gara del calendario italiano e molto spesso a portare via la vittoria sono atleti della nazionale italiana. Se continua così cosa raccontiamo ai nostri sponsor? Capisco che agli organizzatori fa buon gioco avere la nazionale magari con i grandi nomi del World Tour ma qui bisogna tutelare gli interessi di tutti se si vuole che il ciclismo professionistico italiano rimanga in piedi”.
Parole chiare e molto dure quelle scandite da Reverberi che hanno sollevato non poche polemiche e reazioni. Con i dirigenti di altri team che avrebbero anche abbandonato l’assemblea.
VEGNI PROSSIMO PRESIDENTE? – Intanto bocche cucite su quello che potrebbe essere il nuovo corso della Lega Ciclismo Professionistico. In tanti si interrogano quale sia il nome che sta dietro alle dimissioni in blocco del direttivo presieduto da Enzo Ghigo ma nessuno ancora si sbilancia. A mettere sul tavolo il primo nome è, ancora una volta, Bruno Reverberi: “Io vedo bene Mauro Vegni nel ruolo di presidente della Lega. Lui è uomo competente, che ha rapporti internazionali e conosce il movimento. Nulla da rimproverare a Ghigo ma è stato un presidente che non conosceva bene la nostra realtà. Per me Mauro Vegni potrebbe essere l’uomo giusto per far fare il salto di qualità alla Lega”. Sarà così? Non resta che attendere l’esito delle urne che saranno convocate entro giugno.