Da domani, 1° maggio 2022, in Italia si farà un importante passo avanti verso il ritorno alla normalità dopo la pandemia da Covid-19 che ha stravolto le abitudini di tutti. Con il 1° maggio, infatti, viene di fatto tolto non solo l’obbligo di GreenPass ma anche l’obbligo di indossare la mascherina sia negli eventi all’aperto (vedi stadi e ogni altro evento) sia al chiuso (negozi, centri commerciali ecc).
Ad eccezione di treni, cinema, scuole e ospedali, insomma, chi vorrà potrà fare a meno della mascherina e, soprattutto, non ci sarà più l’obbligo di verifica del greenpass. Di conseguenza cadono anche tutte le limitazioni in termini di capienza dei locali e di divieto di assembramenti.
Precisato che, aldilà della decadenza dell’obbligo, rimane consigliato l’utilizzo della mascherina (almeno al chiuso) e il rispetto dei comportamenti con cui tutti abbiamo preso confidenza (distanziamenti ecc..), va sottolineato come si tratti di un momento fondamentale per la ripresa totale delle attività. Attività che erano già ripartite a pieno ritmo dopo il 1° aprile scorso ma che ora si trovano finalmente libere da ogni vincolo.
IL SONNO DELLA FCI – Di fronte ad un momento così importante sarebbe fondamentale per gli organizzatori e per i responsabili dei team avere delle indicazioni precise su come comportarsi e su quali obblighi ancora rimangono in vigore e quali, invece, decadono definitivamente. Non solo sottoforma di indicazioni operative ma anche come principio da seguire nei rapporti con le istituzioni. Ad esempio: voglio organizzare una gara a maggio o a giugno, devo ancora compilare il protocollo anti-covid? Devo prevedere la suddivisione delle zone? Come faccio a spiegare a Sindaci, Prefetti, Questori e funzionari vari che non sono più tenuto a farlo?
Sarebbe sufficiente un aggiornamento corposo del protocollo covid della FCI, nel quale specificare le ormai pochissime misure da adottare e tutto sarebbe più chiaro e semplice.
E invece, come purtroppo abbiamo imparato in questi due anni, gli enti federali sotto questo aspetto sono spesso (per non dire sempre) in ritardo lasciando così ai singoli l’iniziativa e le responsabilità connesse. Insomma, la stessa FCI che per le gare nazionali applica multe fastidiose agli organizzatori che presentano la documentazione anche solo con un giorno di ritardo, non si è presa la briga in questi giorni di aggiornare tempestivamente i propri protocolli informando i propri tesserati. Una situazione, questa, che crea ulteriore confusione sia tra gli organizzatori sia tra i team.
Da domani, ad esempio, si potrebbe tornare a tenere le riunioni tecniche anche al chiuso e senza mascherina così come si potrebbe tornare all’ormai desueto “foglio firma”. Che sia opportuno o meno farlo è una questione da discutere. Ma anche su questi semplici aspetti la FCI nulla ha scritto e nulla ha comunicato con la conseguenza che da domani ogni organizzatore sarà libero di fare come ritiene e i vari collegi di giuria potrebbero assumere decisioni diverse e contrastanti tra loro a seconda della zona d’Italia.
UCI A OCCHI CHIUSI – Ma in tutta questa confusione ed evoluzione di norme c’è chi ha deciso di tenere gli occhi chiusi e parliamo dell’UCI. Ad Aigle il “problema Covid” lo hanno risolto il 24 gennaio, adottando in fretta e furia, alla vigilia della Challenge Mallorca, il nuovo protocollo. Da allora quel protocollo è rimasto fermo e non è più stato modificato mentre in tutto il mondo la situazione pandemica e le regole hanno continuato a modificarsi.
Nel protocollo UCI adottato a gennaio vengono, sostanzialmente, imposte alcune misure da adottare indipendentemente dalla legislazione nazionale precisando che, anche qualora le leggi dello Stato siano meno restrittive comunque andranno messe in pratica le regole UCI.
Peccato, come detto, che in tutto il mondo oggi le regole dettate dall’UCI siano già terribilmente obsolete. Il fatto che ad Aigle ancora non si siano accorti di cosa sta accadendo in tutto il mondo, crea non poche difficoltà agli organizzatori e ai team costretti a sobbarcarsi gli oneri di un protocollo comunque stringente e, allo stesso tempo, a spiegare ai propri fornitori e collaboratori che, anche se il tampone o il greenpass non è più obbligatorio da nessuna parte va comunque comunicato all’UCI.
Nel ciclismo vince solo chi taglia la linea del traguardo per primo. Alla FCI e all’UCI sarebbe bastato restare almeno nella pancia del gruppo e, invece, anche sull’arrivo del primo maggio arriveranno quando le premiazioni saranno già finite.