Se andassimo a frugare nelle case di ciascun appassionato del pedale troveremmo un armamentario di cimeli di ciclismo, alcuni ereditati dai nonni o dai padri altri ancora recuperati alle corse. Che sia un arrivo o una partenza di tappa o sul ciglio lungo la strada, il tifoso più autentico è sempre in costante caccia del souvenir che potrà arricchire il suo personale sacro graal delle due ruote.
L’oggetto più ambito, oltre ai vari cappellini, magliette e gadget dell’evento è senza dubbio la borraccia o come detto dal popolo francofono il Bidon. In gergo tecnico si sente spessissimo utilizzare la frase “Bidon Colle”, per identificare l’azione al limite della correttezza che si verifica mentre il direttore sportivo dall’ammiraglia passa la borraccia al proprio corridore, solitamente si verifica un traino anche di pochi secondi affinchè il ciclista sfrutti la l’inerzia del veicolo e possa respirare qualche minuto. Questa tecnica di fatto viene sanzionata dalla giuria se persiste per un periodo di tempo prolungato – menzioniamo la vicenda che ebbe come protagonista Nibali alla Vuelta 2015, all’epoca il corridore venne trainato dalla sua ammiraglia in un tratto di salita per recuperare del tempo perduto, venne addirittura estromesso.
La borraccia è divenuto negli anni il simbolo del ciclismo, celebre anche ai profani è lo scattò che immortalò il passaggio tra Coppi e Bartali. Borraccia che lanci, bambino che trovi, lo scorso 31 Maggio mentre si correva in terra francese la Mercan’Tour Classic Alpes-Maritimes, il corridore danese Jakob Fuglsang si trovava a fronte corsa in solitaria lanciato verso la vittoria a pochi chilometri dal traguardo, quando anche la vista ti si appanna dallo sforzo profuso ha avuto la lucidità di passare nelle mani di un bambino la sua borraccia, si perché dallo scorso anno l’UCI ha vietato che si lanciasse verso il pubblico le borracce a meno che non ci si trovi all’interno di una zona verde segnalata in corsa – ne sa qualcosa lo svizzero Schar che lo scorso anno al giro delle fiandre venne squalificato – da quell’episodio ormai i ciclisti devono praticamente accostare e dare la borraccia nelle mani del tifoso.
Tutti noi siamo stati bambini e tutti noi aspettavamo che qualcuno ci consegnasse nelle mani quel ricordo che preziosamente custodiamo in un luogo protetto, questo avrà pensato il danese quando a bordo strada ha visto il ragazzino francese, e non importa se ti stai giocando la vittoria perché il quel momento prevalgono i tuoi ricordi, ognuno di noi da bambino ha avuto uno Jakob che ci ha dato la sua borraccia; il ragazzino sarà tornato a casa e avrà con cura riposto la borraccia nel suo luogo segreto da tramandare a chi verrà dopo di lui. perché “La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé”