La Corte d’Appello Federale oggi, con una decisione storica, ha deciso di annullare l’elezione di Mauro Vegni a Presidente della Lega Ciclismo e di tutto il direttivo eletto lo scorso 29 giugno.
SENTENZA STORICA – La sentenza, che ribalta quanto era stato deciso in primo grado dal Tribunale Federale, scaturisce dal ricorso presentato da Moreno Argentin e da altri organizzatori italiani, contro l’evidente conflitto di interessi che viziava la presenza, in contemporanea, di Mauro Vegni in qualità di direttore del Giro d’Italia e di Presidente della Lega Ciclismo oltre che rispetto ad altre irregolarità e contraddizioni esistenti all’interno della Lega Ciclismo.
Un ricorso di cui Ciclismoweb.net aveva parlato sin dall’inizio (CLICCA QUI per rileggere l’articolo) ma che, dopo la sentenza di primo grado sembrava segnato nella direzione di lasciare in essere lo stato di fatto; oggi, invece, il colpo di scena che annulla e cancella l’elezione del nuovo direttivo azzerando, di fatto, l’intera direzione della Lega Ciclismo. Le motivazioni saranno depositate nei prossimi 10 giorni, ma, intanto, c’è la decisione con cui la Corte d’Appello ha deciso di aprire gli occhi della giustizia sportiva.
PROFESSIONISTI, MAI COSI’ IN BASSO – La querelle legale, ora, se Mauro Vegni lo riterrà opportuno, potrebbe proseguire in terzo grado con il ricorso al Collegio di Garanzia del Coni oppure potrebbe concludersi con la nomina di un commissario per indire nuove elezioni; ciò che è sicuro è che oggi, 26 ottobre 2022, il professionismo italiano tocca il punto più basso della propria storia.
Con una sola squadra Professional (Bardiani) rimasta in vita e senza un ente che dovrebbe essere la guida del movimento e rappresentare il punto di riferimento per questioni fondamentali come la gestione dei diritti TV e il rapporto con gli altri enti.
Il ricorso è stato vinto dai “piccoli” organizzatori delle gare professionistiche italiane che, per una volta, si sono visti riconosciute le proprie ragioni nei confronti del “gigante” Rcs Sport incarnato da Mauro Vegni. Ma la questione, aldilà delle carte, sembra essere stata strumentalizzata dalla FCI e giocata su di un piano ben più alto.
INTERESSI INCROCIATI – Nel giudizio di secondo grado, infatti, è intervenuta anche la FCI, rappresentata dall’Avv. Nuri Venturelli, che aveva chiesto alla propria Corte d’Appello di annullare l’elezione di Mauro Vegni. Una presenza alquanto ingombrante e discutibile (dal momento che si trattava di una vicenda tra tesserati, e proprio da qui potrebbe partire il ricorso al Collegio di Garanzia) che, però, consente di leggere la sentenza di oggi anche sotto una chiave diversa.
La Lega Ciclismo, infatti, proprio con la firma del Presidente Mauro Vegni, nei primi giorni di settembre (CLICCA QUI per rileggere l’articolo) aveva depositato la denuncia davanti alla Procura della Repubblica di Milano e alla Procura del Coni contro l’attuale dirigenza della FCI per le gravi anomalie nella gestione finanziaria rilevate da Norma Gimondi in relazione alla vicenda dei 106mila euro che avrebbero dovuto essere versati ad una società irlandese.
La netta presa di posizione della FCI e la conseguente sentenza arrivata oggi, insomma, profuma molto di una vendetta incrociata che, però, potrebbe riaprire anche un altro fronte; Mauro Vegni, infatti, è uomo di RCS Sport, l’organizzatore a cui, secondo i bene informati, la FCI avrebbe promesso di affidare l’allestimento del Giro d’Italia U23 del prossimo anno e del Giro d’Italia Donne dal 2024. Un impegno che, nelle stanze milanesi, sarebbe arrivato in cambio di una tregua dalle cinque domande formulate quotidianamente, dalla Gazzetta dello Sport al Presidente Dagnoni sulla questione irlandese. Una pace formale sancita anche dalle parole di elogio espresse dal Presidente di RCS Urbano Cairo alla presentazione del Giro d’Italia nei confronti di Cordiano Dagnoni (“pronto a lavorare con l’amico Dagnoni”).
Gli interrogativi che rimangono aperti sono diversi e, in ogni caso, molto pesanti. Cosa succederà dopo questa sentenza? Come reagirà Mauro Vegni e, soprattutto, RCS Sport? Cosa ne sarà della Lega Ciclismo e del professionismo italiano?
Lo scacchiere è molto complicato e tra giocatori così spregiudicati tutto è possibile; nel frattempo a restare nel limbo, tra annunci e dietrofront clamorosi, è il movimento. E oggi più che mai la domanda sorge spontanea: cosa resterà del ciclismo italiano?