L’ufficializzazione del calendario 2023 riservato agli Elite-U23 ha messo in chiaro quali saranno gli appuntamenti che attendono le 14 formazioni continental italiane al via: 82 gare che, con le limitazioni dei partecipanti in essere, permetterà a metà squadra per volta di gareggiare con continuità mentre per gli altri bisognerà prevedere dei turn-over mirati; un programma ridotto rispetto al recente passato a cui i team tricolori sperano di poter aggiungere le giornate di gara del calendario professionistico italiano.
Una possibilità che, nonostante le promesse del Presidente Dagnoni nel corso della riunione con i dirigenti dei team continental tenutasi a Milano a fine ottobre, non è affatto scontata.
Dopo aver promosso il ricorso che ha consentito alla FCI di azzerare la Lega Ciclismo, ora, gli organizzatori delle gare professionistiche italiane, infatti, sono sul piede di guerra con la FCI. Il motivo? Per capirlo bisogna riavvolgere il nastro degli ultimi mesi. Mettetevi comodi e vediamo di fare chiarezza.
GIRO U23, GIRO DONNE E DIRITTI TV – In estate sembrava essere in dirittura d’arrivo l’accordo tra Infront e FCI. Il colosso svizzero che gestisce i diritti marketing e mediatici di diversi eventi sportivi (tra cui i mondiali di calcio in corso di svolgimento), infatti, già organizza, attraverso una sua società controllata (la Starlight) il Giro d’Italia Donne. E per questa corsa ha un contratto con la FCI fino a fine 2023.
Dopo la buona esperienza maturata con il Giro femminile, l’obiettivo di Infront era quello di acquisire anche l’organizzazione del Giro d’Italia U23 e di intensificare il proprio rapporto con gli organizzatori delle gare professionistiche italiane curando la co-produzione televisiva con la Rai.
Bando a parte, le cose sembravano già fatte e, invece, nel mese di agosto è scoppiata la vicenda irlandese a cui ha fatto seguito l’assedio della Gazzetta dello Sport, di proprietà di RCS, al presidente Dagnoni. Viste le dichiarazioni pubbliche che sono seguite alle cinque “non risposte” di Dagnoni alle domande della rosea è facile ipotizzare che, la moneta di scambio tra il numero uno della FCI, Cordiano Dagnoni, e il numero uno di RCS, Urbano Cairo, sia stato l’affidamento ad RCS Sport dell’organizzazione del Giro d’Italia U23 a partire dal 2023 e del Giro Donne dal 2024. In quest’ottica andrebbero lette le dichiarazioni di Cairo in occasione della presentazione del Giro d’Italia (“Siamo pronti a collaborare con l’amico Dagnoni che ha progetti interessanti”) e andrebbe inteso anche il disimpegno di Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia, dalla “battaglia” per mantenere la presidenza della Lega Ciclismo.
Nell’ultimo mese, poi, Dagnoni ha più volte ribadito l’interessamento da parte di RCS Sport per queste due organizzazioni e, di questo, si dovrebbe discutere anche nel Consiglio Federale che si riunirà nel fine settimana (il punto è all’ordine del giorno, bisogna capire se ci sarà una assegnazione senza bando o come procederanno i vertici della FCI).
COSA C’ENTRANO LE GARE PROF E LE CONTINENTAL? – Tutti contenti? Non proprio. Infatti, in attesa di sapere come deciderà di muoversi Infront (pare che dalla FCI fosse uscita molto più di una semplice promessa nei confronti della azienda svizzera), a restare con il cerino in mano sono stati gli organizzatori delle gare professionistiche italiane (tutte le gare non RCS, per un totale di 21 giornate di gara). Saltando l’accordo FCI-Infront, sono saltati anche i benefit legati alla produzione televisiva e alla vendita dei diritti TV delle gare professionistiche italiane e, all’improvviso, tutti gli organizzatori (GS Emilia in testa) si trovano scoperti sia per quanto riguarda la produzione televisiva sia per la vendita dei diritti TV. A ciò va aggiunto il fatto che l’azzeramento della Lega Ciclismo ha privato di ogni punto di riferimento a livello internazionale gli organizzatori italiani, ora costretti a negoziare (o mendicare) le condizioni (e i costi) di produzione delle immagini e la loro diffusione. Insomma nessuna certezza per loro, a poche settimane dal via della nuova stagione.
Di fronte a tutto questo, gli organizzatori italiani avrebbero deciso di mettere la FCI di fronte ad un aut-aut: o il nuovo partner della FCI (RCS Sport) garantirà la produzione televisiva e la distribuzione delle immagini anche per le altre gare professionistiche italiane o, nelle gare del calendario italiano, non saranno ammesse al via le continental italiane. Un veto che, di fronte al rinnovato interessamento dei Team World Tour per le corse italiane, secondo alcuni, potrebbe riguardare addirittura anche le Professional tricolori.
Insomma per i dirigenti del ciclismo italiano sembra proprio non poterci essere pace e del futuro non v’è certezza…