5) Punti e posizioni di vantaggio: nel proprio regolamento la FCI ha assegnato ben 30 punti su 100 alla pregressa esperienza degli organizzatori in eventi “World Tour”. Si tratta di una esperienza che poco ha a che fare con il Giro d’Italia Under 23 e, soprattutto, che in Italia può essere riconosciuta solo ad RCS Sport. Questo requisito rappresenta una illegittima posizione di vantaggio per la stessa RCS e un ostacolo alla partecipazione da parte di altri soggetti. In questo modo l’avviso diviene una procedura discriminatoria in quanto impedisce a determinati soggetti di prendere parte alla competizione e limita la concorrenza.
6) Il limite dell’offerta al rialzo: 20 punti sono stati assegnati sulla base dell’offerta di 200.000 euro di contributo con un rilancio massimo sino ad arrivare a 400.000 euro. Per assurdo, se uno dei potenziali concorrenti avesse voluto offrire un milione di euro alla FCI, avrebbe comunque ottenuto 20 punti. Chiunque abbia giocato almeno una volta al famoso “Monopoli” sa che questa limitazione è senza senzo, oltre che controproducente, per la FCI. L’unico motivo per apporre un tale limite è quello, mirato, di evitare una gara al rialzo tra RCS Sport e chiunque avesse mai provato sfidarla.
GARA TRUCCATA – La FCI in queste settimane si è persino vantata di aver ottenuto, oltre all’affidamento delle due gare a tappe a RCS Sport, anche un contributo annuo di 400.000 euro (che peraltro verrà riconosciuto solo a partire dal 2024). Ma pensate cosa sarebbe potuto accadere con 3 o 4 società concorrenti che avessero giocato al rialzo pur di ottenere l’organizzazione del Giro Donne. Quel contributo per l’attività giovanile avrebbe potuto persino raddoppiare o triplicare.
Tutto questo non è un sogno! Per aprire una gara vera e leale tra i vari soggetti interessati sarebbe stato sufficiente non porre un limite al rilancio e fissare dei criteri di partecipazione più trasparenti ed obiettivi. Invece il Presidente Cordiano Dagnoni e il Consiglio Federale hanno scelto di giocare di sponda, in favore di RCS Sport con cui, con ogni probabilità, erano già stati assunti degli impegni per ripararsi dalla bufera scatenata dagli “affari d’Irlanda”.
NESSUN VINCOLO – RCS Sport è, con ogni probabilità, il miglior ente organizzatore di gare ciclistiche italiano. Ma con questo “bando” la FCI ha messo nelle mani di Urbano Cairo il Giro U23 e il Giro Donne fino al 2027. E, ciò che è più grave, lo ha fatto senza porre alcuna indicazione e alcun vincolo. Gli unici obblighi riportati nel “bando”, infatti, parlano di “provvedere ad allestire le infrastrutture garantendo la visibilità del logo federale”, del rispetto dei regolamenti UCI e FCI e di una blandissima “produzione audiovisiva di ogni tappa” (non è nemmeno richiesto il formato HD!!) e la generica “messa in onda sui principali network televisivi ed internazionali”. Nessuna parola è stata spesa in favore del ciclismo italiano, della tutela delle società italiane, della valorizzazione dei migliori Under 23 o Donne Elite italiani. Eppure queste due manifestazioni rappresentano, da sempre, la vetrina più preziosa per i nostri team e i nostri atleti. Da questa assenza nasce, ad esempio, la diatriba sul numero delle società partecipanti e, di conseguenza, di quelle italiane che potranno essere realmente al via.
E, come se non bastasse, se un domani RCS Sport decidesse che organizzare il Giro U23 dovesse essere antieconomico, versando 200.000 euro si libererà dell’impiccio di doverlo allestire anche per più anni.
Insomma, RCS Sport ha incassato per cinque anni la titolarità di due delle manifestazioni più preziose del calendario giovanile e femminile italiano, due eventi che fanno parte del patrimonio comune del movimento ciclistico italiano, che per anni hanno avuto fortune alterne, ma che sono sempre stati rivolti alla crescita e alla valorizzazione del ciclismo italiano. Da oggi potrebbe non essere più così dal momento che RCS Sport, come tutte le aziende private, avrà come primo obiettivo la massimizzazione dei profitti e, non per forza, la buona salute del movimento ciclistico nazionale: esattamente come avviene nell’assegnazione delle Wild Card per il Giro d’Italia.
Tutto questo, come hanno spiegato i legali di Infront Italy alla FCI, è avvenuto per merito del comportamento ambiguo della FCI nello stilare un “bando” arbitrario e discriminatorio.